Prodi «torna» tra l’acqua di Fico e la Russia
L’ex premier Romano Prodi cammina sulle acque e va in soccorso a Fico. Parla di mondo e, insieme, dà una mano alla Fabbrica italiana contadina, Fico, che a Bologna cerca un’anima e un business. Tutto in sette ore. È il ritorno pubblico del Professore nella sua città e nei suoi spiriti compositi. La batosta elettorale del Pd ha coinvolto anche lui: Prodi si era espresso pubblicamente per un ritrovato centrosinistra, invece persino i prodiani, donne e uomini, sono stati esclusi dal Parlamento. Lui è stato in giro per il mondo, un poco in vacanza, un poco per conferenze. Oggi torna.
Prima a Fico, ore 11, nella periferica cittadella Legacoop-Oscar Farinetti che — nonostante i proclami — cerca sempre il vero decollo. Poi alle 18 nell’Aula Magna di Santa Lucia, in via Castiglione, per i «Dialoghi sul Mondo» organizzati dalla sua Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli. Dopo la Corea tocca alla Russia con l’ambasciatore Cesare Maria Ragaglini, a Mosca fino a due mesi fa. L’ex premier sospira e fa un gesto triste con la mano a chi gli parla della (da lui, vent’anni fa) prevista epopea di Vladimir
Putin, delle Coree ben più agili di Donald Trump, delle (guardate anche allora con disincanto) Primavere arabe, adesso che Nikolas Sarkozy un tempo trionfante (e a lui irridente, come tanti) finisce arrestato. «Chi ha mai sostenuto i dittatori, accidenti?».
Ma bisogna capire cosa succede e succederà. «Tante politichette e mai una grande politica», è il suo amaro slogan sull’Europa che continua a sognare ma non trova. Poi scaccia ogni riferimento italiano e figurati bolognese.
Anche a Fico tratterà di un argomento planetario, «Diritti e doveri dell’acqua», un bene pubblico rubato dai privati in tutto il mondo. Prodi lo continuano a tirare per la giacca in tanti nel post Renzi. Lo cercano. Lui risponde di lasciarlo perdere, mentre con Flavia Franzoni appoggia i manifesti contro le «differenze di genere» e la violenza sulle donne. Come per l’Ulivo, l’Unione, le sconfitte di venti e dieci anni fa per i tradimenti di chi con lui aveva vinto un biennio prima, come per la Ue stravolta. «Non c’è nulla di irrimediabile, irreversibile in politica. C’è sempre un futuro. Non tutto è irrimediabilmente compromesso». Il Professore sa che anche oggi molto aspetteranno che il suo volo alto si abbassi. «Sull’Italia non ho assolutamente nessuna intenzione di parlare. Ogni mia parola viene equivocata e strumentalizzata».