I «francobolli» di Favelli, graffiti da staccare
In due luoghi simbolo di Bazzano i nuovi murales dell’artista, che saranno trasferiti su tela
Un’opera in tre atti. Non di teatro, ma di pittura. Non la classica mostra in galleria, ma altri e diversi spazi. Si parla di muri, storia, memoria, biografie, simboli, timbri, strappi, conservazioni, documentazioni e tanto altro. Arte pubblica e urbana con venature street e rimandi ai famosi strappi di alcuni pezzi di Blu (altrimenti distrutti), per poi esporli nel museo della città di Genus Bononiae: diatriba affatto chiusa.Due anni dopo, la scena è periferica, Bazzano, nel comune diffuso di Valsamoggia. Due luoghi simboli: la Casa del Popolo e l’ex mini coop. Una in vendita, l’altra da abbattere. Ecco qui, dunque, l’intervento artistico di Flavio Favelli, bolognese residente da 20 anni a Savigno, per la prima volta protagonista fra le sue colline, appassionato di liaison fisico spaziali con luoghi trasudanti storia e storie e in via di trasformazione, cresciuto fra i francobolli (e non solo) del nonno, collezionista di oggetti e di sovrapposizioni. L’opera s’intitola Serie Imperiale il progetto ideato Favelli e curato da Elisa Del Prete e Silvia Litardi di Nosadella.due e vincitore del bando di Italian Council 2017 facente capo al Mibact (le opere sono di proprietà dello Stato).Al centro della scena due wall painting site specific, una nella sala riunioni della Casa del Popolo e l’altra nel contiguo Mini Coop: due grandi pitture su muro riproducenti francobolli del Regno d’Italia della serie «Imperiale» emessa nel ‘29 e in uso fino al ‘46 (collezione di famiglia), col volto del Re Vittorio Emanuele III e due sovrastampa, una col timbro della Rsi e l’altra con Zara, città occupata dai nazisti nel ‘43. Le due location s’inseriscono nel quartiere operaio di Bazzano (1861-1920).
Step successivo, in estate: lo strappo delle opere da parte del restauratore Camillo Tarozzi. I francobolli murali diventano mobili, le opere finiscono su tela.. Il dittico verrà esposto nella Sala dei Giganti della Rocca di Bentivoglio (partner del progetto), restau- rata in passato proprio da Tarozzi (che pure strappò due murali fascisti). Infine, l’ultimo passo: l’otturazione del vuoto lasciato dai «francobolli». Ci penserà l’artista, stuccando, rattoppando, riempiendo, ma lasciando ombre e ferite. Processo artistico che verrà documentato fotograficamente in Vr dalla start up DeyeVR di Filippo Pagotto, sempre accanto alle tele mobili (prossima tappa Bruxelles). Un sorriso diffuso al concettuale. Inaugurazione sabato alle 18, visite nel week end contattando la Rocca.