«MACBETTU» LA TRAGEDIA È SARDA
Al Laura Betti lo spettacolo di Alessandro Serra vincitore del Premio Ubu 2017. In scena i personaggi shakespeariani diventano maschere e streghe della tradizione della Barbagia e di Lula che innescano battaglie e lotte di potere. Il protagonista ha il vo
Parla una lingua difficile (tradotta con soprattitoli) il Macbettu con la regia di Alessandro Serra, fondatore della compagnia Teatropersona, di formazione grotowskiana e antropologica. Va in scena stasera alle 21 al Laura Betti di Casalecchio, viaggio in un mondo arcaico che ha vinto l’Ubu 2017 come miglior spettacolo. Parla l’idioma di Barbagia o uno dei suoi dialetti, quello di Lula, paese nel centro della Sardegna dove il regista romano di padre sardo andò una decina di anni per fotografare un carnevale. Da quei riti ha tratto le suggestioni per uno spettacolo dalle tinte oscure, prodotto da Sardegna Teatro. Così Serra descrive le atmosfere che lo hanno ispirato: «I suoni cupi prodotti da campanacci e antichi oggetti sonori, le pelli di animali, le corna, il legno, il sughero. Le fosche maschere e poi sangue, vino rosso, le forze della natura domate dall’uomo, ma soprattutto il buio inverno».
Macbettu si svolge in una scena di terra, con un muro di legno per fondale, trasformato dalle luci in barriera di pietra, di metallo, luogo di fumi e incantesimi, fessure dalle quali emergono in incerta luce le ambizioni, gli odi, le violenze dei personaggi. «Sorprendenti le analogie tra Sardegna e Scozia — continua il regista — e tra il capolavoro shakespeariano e le maschere sarde». Le streghe diventano esseri misteriosi e comici, simili a vecchiette o prefiche di paese, con tratti a volte grotteschi, a tratti inquietanti. Rappresentano un’intrusione del soprannaturale, o del profondamente psichico, che diventa male perché a esso non si sa dare né spiegazione né nome. «Un’immagine su tutte: il pomeriggio in cui a Mamoiada sentii in lontananza quell’incedere di ritmo antico, un’incombente forza della natura che sta per abbattersi inesorabile, placida e al contempo inarrestabile: la foresta che avanza».
Gli interpreti di questo Macbettu in cui i rapporti di forza sono esasperati su un piano fisico sono tutti uomini, come nel teatro di Shakespeare e come in certi rituali popolari. Siamo precipitati in un clima cerimoniale ma anche nella battaglia con le sue urla e le sue lacerazioni e nella derisione carnevalesca delle maschere delle streghe, che di fronte a guerre e ferocie si lanciano in gag a volte esasperate, reiterate. Come un gigante emerge il Macbettu violento, straziato di Leonardo Capuano, in guerra con la sua voce interna nera, incarnata nella figura lunga allampanata di una Lady barbuta, semplice comprimaria del suo delirio di potere, diffidenza, odio. Con la traduzione in sardo e la consulenza linguistica di Giovanni Carroni.