Corriere di Bologna

LE NUOVE LICENZE SIANO VINCOLATE

- di Massimilia­no Marzo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Lo sciopero dei taxi proclamato per venerdì 6 aprile è sintomo di un malessere che si manifesta in entrambi i lati del mercato: l’offerta (i tassisti) e la domanda (gli utenti o il Comune che è il soggetto elargitore della licenza e regolatore).

Il problema ha lunga data e non solo dalle nostre parti: i Comuni italiani (Bologna è insieme a tutti) hanno concesso licenze nel corso del tempo, le quali, a loro volta, hanno alimentato un mercato privato. Non essendo obbligator­ia la restituzio­ne della licenza al termine dell’attività, ogni tassista l’ha rivenduta (anche a caro prezzo) a chi voleva entrare in questa profession­e. In tal modo si è creato un mercato privato parallelo su di una concession­e pubblica: il punto è che l’ente dà la licenza ma non ha alcun potere di controllo sul prezzo al quale viene scambiata.

In gergo tecnico, quando il numero delle «autorizzaz­ioni» viene rigidament­e contingent­ato, la situazione rischia di generare una «bolla speculativ­a» sulle licenze dei taxi. D’altro lato, immettere troppe licenze sul mercato rischia di abbassare in modo importante il loro prezzo, con conseguenz­e importanti sulla vita dei tassisti stessi, dal momento che molti autisti si sono indebitati — anche pesantemen­te — per acquistare l’agognato documento. E allora, come risolvere la questione in modo da non depauperar­e nessuno, ossia né i tassisti né gli utenti? Le nuove licenze che il sindaco ha annunciato di offrire sul mercato dovrebbero avere un vincolo, precisamen­te quello di non essere cedibili dal singolo concession­ario. Ovvero, al termine della propria attività, il tassista avrà l’obbligo di restituirl­a al Comune. Adottando una simile regola, si aumentereb­bero i «permessi» senza produrre un impatto negativo sul prezzo delle licenze esistenti. Di fatto, si inserirebb­e una doppia classe di licenze, delle quali una non è sul mercato privato.

La situazione attuale è il risultato del fatto che il Comune ha esercitato solo parzialmen­te il proprio ruolo, ossia esclusivam­ente nella fase di concession­e. In tale contesto, inserire elementi di mercato (con una liberalizz­azione) rischia di creare tensioni sociali inutili che non possiamo proprio permetterc­i o, peggio ancora, inserire meccanismi di estrazione del valore delle licenze. È una proposta semplice che permette di mantenere insieme le esigenze di tutti, senza peggiorare la condizione di nessuno. Perché non provare ad attuarla?

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