Quando Di Francesco disse no a Di Francesco
Al Sassuolo il papà-tecnico preferì non prendere il figlio per tutelare lo spogliatoio
Estate 2016, Giovanni Carnevali e Guido Angelozzi si sono messi in testa di portare a Sassuolo Federico Di Francesco. In un primo momento non chiedono un parere a Eusebio, parlano con il cavaliere Giorgio Squinzi che dà il via libera. Angelozzi chiama Pietro Chiodi, il procuratore del ragazzo, l’affare è alla portata, anche perché da sempre il Sassuolo ha buoni rapporti con la Juventus (anche lei interessata a Federico) per l’amicizia forte che lega Carnevali a Beppe Marotta. È il momento di informare Di Francesco padre, al quale viene riferito che lo stesso Squinzi è d’accordo. Ma succede che a Eusebio questa operazione non piace fino in fondo, da una parte sarebbe felice di poter allenare il figlio, da un’altra non lo ritiene costruttivo per quella che è la sua infinita moralità, per il suo infinito credo nello spogliatoio. In pratica Eusebio teme che possano nascere alcune incomprensioni e lo dice con fermezza sia a Carnevali sia ad Angelozzi. Che non si arrendono, credendo nelle qualità del ragazzo, convinti come sono che Di Francesco padre saprebbe gestire alla grande la situazione. Passano i giorni ma Eusebio non cambia idea, a quel punto i capi del Sassuolo si rendono conto che portargli il figlio sarebbe come fargli un dispetto. E non se lo meriterebbe. Morale: anche se a malincuore decidono di lasciar perdere e informano il cavaliere sui motivi della loro rinuncia.
Dirà in quei giorni il direttore sportivo del Sassuolo Angelozzi. «Ammetto di essere stato tentato dalla voglia di prendere ugualmente Federico, conoscendo la personalità, la grande professionalità e lo spessore di Eusebio sia come uomo sia come tecnico ero straconvinto che non avrebbe avuto alcun problema a gestire lo spogliatoio, anche perché tutti i giocatori sapevano le qualità e la correttezza del loro allenatore». Con il Sassuolo ormai fuori dai giochi, su Federico Di Francesco andò il Bologna, e con la benedizione (e qualcosa di più) della Juventus lo portò sotto le Due Torri versando 1,5 milioni, quando avrebbe potuto prenderlo a zero euro solo qualche giorno più tardi per il fallimento del Lanciano.