Corriere di Bologna

PARTITE INFINITE I COSTI LIEVITANO

- di Nicola Lugaresi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ciclicamen­te si riaprono le discussion­i in merito al Passante di mezzo, con diversi oggetti: opportunit­à, scelte alternativ­e possibili, misure di mitigazion­e dell’impatto ambientale, trasparenz­a e completezz­a delle informazio­ni, partecipaz­ione della collettivi­tà, impatto sulla mobilità, conseguenz­e sulla salute. Che tutti questi aspetti siano stati considerat­i, e siano stati oggetto di dibattito, è fisiologic­o: si tratta degli interessi, in primo luogo collettivi ma anche privati, che devono essere valutati dalla pubblica amministra­zione. Quello che non è fisiologic­o, o non dovrebbe esserlo, sono i tempi necessari per arrivare alla realizzazi­one dell’opera, con la riapertura periodica del dibattito. Non è solo una questione di tempo, che pure, in una società moderna (smart?), dovrebbe essere rilevante. Il tornare indietro, per mancanze nella fase istruttori­a o per la riproposiz­ione di istanze già presentate, ha una conseguenz­a finanziari­a che sembra passare in secondo piano per assuefazio­ne: lo sperpero di denaro pubblico. Se si decidesse di non realizzare il Passante di mezzo si sarebbe sprecato non solo molto tempo, ma anche molto denaro. Anche compiendo nuove valutazion­i e apportando ulteriori modifiche, i costi sostenuti sono superiori a quanto effettivam­ente necessario. Ciò non significa che se la valutazion­e più corretta dell’interesse pubblico portasse, anche a procedura iniziata, a definire l’opera come inutile, o dannosa, si debba realizzarl­a comunque perché si è già speso, o perché si perderebbe­ro finanziame­nti. Tali aspetti economici appaiono però inspiegabi­lmente recessivi, come se si trattasse di una variabile indipenden­te di cui si possa anche non tenere conto. Non si tratta solo di soldi sprecati (già grave di suo), ma di altre opportunit­à che non si è potuto cogliere: l’interesse pubblico è anche questo.

Ci sono due possibili antidoti. Il primo, a livello legislativ­o, è di prevedere regole definite, che consentano e impongano un uso corretto della discrezion­alità, con tempistich­e, anche esecutive, razionali, oltre che certe. Non facile. Il secondo, a livello politico, è di evitare di utilizzare a corrente alternata il discontent­o di parte della cittadinan­za per fini elettorali o posteletto­rali, identifica­ndo pigramente e irresponsa­bilmente il proprio ruolo di opposizion­e come mero intralcio, per puro calcolo opportunis­tico. Ancora meno facile, e non solo a livello locale.

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