CASINI «ATTORE» È TALLEYRAND IL TRASFORMISTA
«Fu un Andreotti dell’antichità ma difese le istituzioni»
Pier Ferdinando Casini interpreta se stesso. Salirà sul palco a teatro nei panni di Talleyrand, il politico francese accusato di camaleontismo. «È stato un Andreotti dell’antichità, ma ha difeso le istituzioni».
A Pier Ferdinando Casini non manca lo spirito e nemmeno l’autoironia. Nell’ultima campagna elettorale è diventato il simbolo del trasformismo e dell’opportunismo politico perché, per tagliar corto, è passato con i rossi dopo averli combattuti per una vita. La realtà era un po’ più complicata perché i rossi erano diventati ormai rosa, perché appoggiava da cinque anni i loro governi e perché Casini ha corso con i centristi, appoggiato dal Pd, non con il Pd. Ma per uno che era stato nella Dc, che aveva appoggiato il primo Berlusconi, il salto nel circolo del Pd sotto le foto di Gramsci era comunque troppo ghiotto per gli avversari. Non si è scomposto più di tanto e ha accettato il ruolo del «compagno Casini». Adesso decide in qualche modo di interpretare se stesso, come attore, a teatro. Anche se pure in questo caso le cose sono un po’ più complicate. Il prossimo 15 aprile al Teatro Parioli per il ciclo «Personaggi e protagonisti, incontri con la storia» interpreterà Charles-Maurice de Talleyrand, principe, vescovo, politico francese, vissuto tra il 1754 e il 1838. Ogni riferimento alla biografia politica di Casini non è puramente casuale perché «il diavolo zoppo» come veniva chiamato Talleyrand fu definito un esponente del camaleontismo visto che servì prima la monarchia di Luigi XVI, poi la Rivoluzione francese, poi l’impero di Napoleone Bonaparte e infine ancora la monarchia. Il format di questa rassegna prevede un processo vero e proprio dove Pier Ferdinando Casini-Talleyrand dovrà difendersi dalle accuse di un pubblico ministero grazie ai servigi di un avvocato e di un testimone della difesa e poi ci sarà un presidente della Era la parola che si usava al tempo di Talleyrand per per definire i suoi comportamenti. Descriveva l’atteggiamento di chi, per convenienza, muta sovente opinioni Corte che dovrà decidere se è colpevole o innocente. «Talleyrand — sorride Casini — è stato una specie di Giulio Andreotti dell’antichità. Nella mia difesa dimostrerò che c’è un filo rosso che spiega le sue scelte trasformistiche e che questo filo segue l’interesse e la difesa delle istituzioni». Anche in questo caso ogni riferimento non sembra essere puramente casuale alla sua vicenda politica.
Di Talleyrand di disse che era stato un uomo per tutte le stagioni uomo per tutte le stagioni e che era riuscito a ingannare la terra e il cielo, un’accusa che in questi ultimi mesi, e con parole meno eleganti, si è sentito rivolgere anche il leader centrista. Talleyrand fu un uomo di grande intelligenza politica e di grandi ambizioni tanto da dire di sé: «Voglio che per secoli di continui a discutere di quello che sono stato, di quello che ho pensato, di quello che ho voluto». A Casini basta molto meno: provare a spiegare, e non è una cosa facile, che c’è una coerenza politica dietro le sue scelte. Chissà che non gli riesca mettendo la parrucca di Talleyrand per una sera a teatro? Parlerà del secolo dei Lumi ma penserà sicuramente anche a questi tempi che appaiono meno luminosi.