La «banca» della biodiversità emiliana
Persiceto, viaggio nella tenuta di Luca Lambertini dove le specie sono tutte autoctone
La natura doc emiliana racchiusa in tre ettari di terra. È l’impresa del 29enne Luca Lambertini, che in oltre vent’anni di lavoro insieme al padre Gilberto, ha dato vita a una «banca» a cielo aperto della biodiversità della pianura emiliano-romagnola.
Un parco che gli è valso la medaglia d’argento al valore dell’Ambiente direttamente dalle mani del ministro Gian Luca Galletti. «Dopo tanta fatica — sorride lui — un po’ me l’aspettavo».
La natura doc emiliana racchiusa in tre ettari di terra. È l’incredibile impresa messa a segno da Luca Lambertini, 29 anni, che a San Giovanni in Persiceto ha dato vita a una «banca» a cielo aperto della biodiversità della pianura emiliano-romagnola. Un gesto che, a distanza di 25 anni dalla prima semina, gli è valso la medaglia d’argento al valore dell’Ambiente direttamente dalle mani del ministro Gian Luca Galletti. Un premio che Luca commenta con un sorriso: «Dopo tanta fatica un po’ me l’aspettavo».
Questa è anche la storia di un’idea lungimirante: piantare 1.700 tra semi, arbusti e piantine, ottenute partecipando a un bando dell’amministrazione comunale risalente al lontano 1993 dal titolo «Pianta un albero sul tuo giardino», e aver la pazienza e la costanza di aspettare che il verde facesse il suo corso. Tutto ha inizio quando Luca, a 5 anni, nonostante qualche deficit fisico, si appassiona al trattore: «Da lì è nata l’idea del parco. Lo guida benissimo — racconta il padre Gilberto — ed è l’unico che sa parcheggiarlo». Luca è l’artefice principale: annaffia, taglia l’erba, porta la legna a casa, raccontano padre e figlio all’ombra dei tre gelsi. «Mi piace stare nel verde, mi fa sentire sereno», dice Luca, che qui invita spesso i suoi amici. Il parco è interamente recintato, entrando esplodono davanti agli occhi i fiori dei biancospini rosa e quelli bianchi che cadono nel laghetto centrale popolato anch’esso da pesci autoctoni come carpe, pesci gatto e gambusie. Di fianco filari di ontani, querce, e ancora noccioli, tigli, ciliegi selvatici, salici, più di 60 specie piantate a 3 metri l’una dall’altra.
«Luca ci lavorava 6 ore al giorno all’inizio, ora invece, la manutenzione è meno impegnativa e ci passa fino a 3 ore al giorno», racconta il padre. «Nel 1993 erano così esili — ricorda Lambertini indicando le siepi all’ingresso di lantane e di nocciole — ci abbiamo messo 7 giorni, da mattina a sera, a piantarle tutte». Queste specie di piante sarebbero andate perdute perché, spiega Lambertini: «Ormai alla maggior parte della gente gli alberi danno fastidio, rubano spazio e poi vanno curati e fanno sporco che va pulito. Noi siamo andati controcorrente. Questo parco serve all’umanità per la qualità dell’ambiente, quello invece (indica il campo agricolo oltre la recinzione, ndr) serve a mangiare ma non salvaguarda il clima». Di più, con il premio il ministro Galletti ha riconosciuto a Luca Lambertini: «Una spiccata propensione alla salvaguardia e alla conservazione dell’ambiente e il grande rispetto che egli nutre nei confronti dell’habitat che lo circonda, elaborando numerosi progetti di tutela e proponendo stili di vita sostenibili». Qui infatti i veleni non vengono utilizzati e tutti gli animali: dai fagiani, alle lepri, agli scoiattoli, fino al picchio e addirittura tre timidissime pecore bergamasche, sono i benvenuti.
” Il premio del ministero? Dopo tanta fatica un po’ me l’aspettavo