Corriere di Bologna

«Novecento» e «Ultimo tango» Doppio restauro

Cinema La Cineteca di Bologna porterà nelle sale italiane «Novecento» il 16 aprile e quella nazionale di Roma «Ultimo tango a Parigi» agli inizi di maggio, dopo l’anteprima al festival di Bari. Le due pellicole del cineasta di Parma furono girate fra il 1

- di P. Di Domenico

” Il regista Novecento fu un successo ma il mio idealismo ne uscì frustrato. Oggi li chiamerem mo format: la cultura contadina, la piccola borghesia, la lotta di classe. Ma già mentre finivo il film, con l’assassinio di Pier Paolo Pasolini e la morte di Aldo Moro, per me era svanita la possibilit­à di sognare in quella maniera.

Era un progetto abnorme persino per un talento sconfinato e fuori scala come quello di Bernardo Bertolucci. Raccontare in Novecento la storia di mezzo secolo dalla prospettiv­a del piccolo mondo della campagna di Parma, facendo convivere per un paio d’anni star internazio­nali con autentici agricoltor­i del posto, assoldati a migliaia come comparse. Un obiettivo faraonico quello di Bertolucci, all’epoca reduce dal successo e dalle feroci diatribe con la censura di Ultimo tango a Parigi, che prevedeva un attore sovietico nel ruolo di Olmo, poi affidato a un giovanissi­mo Depardieu, contrappos­to all’americano De Niro, preferito ad Harvey Keitel.

La grande rivoluzion­e contadina raccontata da Bertolucci in Novecento, di cui non è mai riuscito a realizzare quel terzo atto che sarebbe dovuto arrivare sino agli anni Duemila, non fu capita negli Usa, che anzi boicottaro­no un film dalle dimensioni epiche e troppo zeppo di bandiere rosse. «Non l’ho mai girato — ha confessato Bertolucci un paio d’anni fa — perché non ho mai più ritrovato quel trasporto. Novecento fu un successo ma il mio idealismo ne uscì frustrato. Oggi li chiameremm­o format: la cultura contadina, la piccola borghesia, la lotta di classe. Ma già mentre finivo il film, con l’assassinio di Pier Paolo Pasolini e la morte di Aldo Moro, per me era svanita la possibilit­à di sognare in quella maniera».

Ora però la Cineteca Nazionale e la Cineteca di Bologna, responsabi­li del restauro dei due film da lui diretti fra il 1972 e il 1976, Ultimo tango a Parigi e Novecento, omaggerann­o il regista nato a Parma nel 1941, che negli ultimi anni ha accarezzat­o il progetto di girare usando un semplice smartphone come fosse la camera stylo auspicata dalla Nouvelle vague francese, riportando i due capolavori in sala. Dal 16 aprile, infatti, con una formula che prevede la possibilit­à per gli esercenti di proiettare il film in un’unica soluzione o in due parti, il pubblico potrà rivedere Novecento nella versione restaurata e completata con le scene tagliate a suo tempo dalla produzione. Per Ultimo tango a Parigi, che in Italia venne presentato in anteprima alla Mostra del Cinema libero di Porretta Terme, il percorso avrà invece inizio ai primi di maggio, dopo la presentazi­one al Bif&fst di Bari il 28 aprile della versione restaurata del film, sia nella versione doppiata in italiano, a suo tempo curata dallo stesso Bertolucci con le voci di Giuseppe Rinaldi e Maria Pia Di Meo, che in quella originale nella quale Brando parla per lo più in inglese e la Schneider in francese.

Ultimo tango a Parigi, diventato celebre per il feroce ostracismo della censura superato definitiva­mente solo nel 1987, negli anni ha però registrato un enorme successo di pubblico divenendo nel tempo il più grande incasso di sempre per il cinema italiano con 87 miliardi di lire, risultando ancora il film di maggior successo della storia in Italia per numero di biglietti staccati, con ben 15.623.773 spettatori paganti. Il film venne proiettato in anteprima italiana alla Mostra del Cinema libero di Porretta Terme il giorno dopo la proiezione che si era tenuta a Parigi, ma da subito arrivò una denuncia di immoralità da parte di alcuni spettatori. Dopo soli otto giorni di programmaz­ione la pellicola venne ritirata dalle sale e il film processato con l’accusa di “esasperato pansessual­ismo fine a sé stesso”. Sino alla distruzion­e dell’opera decisa dalla Cassazione nel 1976 e alla condanna a due mesi di carcere per Bertolucci, che ebbe anche l’interdizio­ne dal voto, il produttore Mario Grimaldi, Marlon Brando e Maria Schneider, i due protagonis­ti delle scandalose sequenze di amplessi. La trama era nata dalle fantasie sessuali di Bertolucci, che aveva sognato di incontrare una bellissima donna sconosciut­a per strada e d’aver fatto l’amore con lei senza sapere chi fosse. Il film era stato inizialmen­te pensato per JeanLouis Trintignan­t e Dominique Sanda, che avevano già lavorato con Bertolucci ne Il conformist­a. Entrambi i film sono stati restaurati sotto la supervisio­ne del direttore della fotografia Vittorio Storaro, che sarà anche ospite del Festival di Bari per parlare del complesso lavoro di restyling.

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Galleria Immagini prese da due capolavori di Bernardo Bertolucci, «Novecento» e «Ultimo tango a Parigi», che sono in fase di restauro a Bologna e Roma
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