Corriere di Bologna

ZUPPI SA LEGGERE I NOSTRI REDDITI

- di Marco Marozzi

Oggi è Pasqua. «La resurrezio­ne non è non soffrire: inizia scegliendo per chi soffrire, per chi vivere». E ancora: «Ci sentiamo come su un aereo. A chi ha paura non basta dire: “Non avere paura!”. Occorre anzitutto essere vicino, ascoltare».

C’è qualcosa di significat­ivo e (forse?) sbagliato nel fatto che a indicare la politica più importante sia un vescovo: Matteo Maria Zuppi. Dopo essere stato il miglior esegeta di Lenin, «Due passi avanti e uno indietro» sulle rivoluzion­i, sa leggere (Karl Marx, nella resurrezio­ne) il rapporto fra struttura e sovrastrut­tura, economia e vita sociale-politica-culturale. Mentre i politici di mestiere balbettano: amministra­tori e oppositori, terrorizza­ti o imbaldanzi­ti da arie di svolta. Utile e («Io dubito di tutto», Tolstoj) preoccupan­te che sia un religioso a indicare, «scegliendo» e «ascoltando», il cosa fare dei dati sui redditi a Bologna. Città ricca ma con montagna «che soffre», zoppia metropolit­ana.

Mescolando cifre Irpef e politica traballant­e, si approda alla piccola grandiosit­à quotidiana della terra rossa dove tutto può cambiare e tutto cambierà anche se nulla cambia. Il confronto-scontro fra «inclusi» ed «esclusi», attendendo che sinistra e destra — a Imola si vota fra settimane, il sindaco Pd è andato (perché?) a Roma; in Regione nel 2018 le urne — mostrino se esistono ancora. Non è solo modernità drammatica: le periferie fisiche e culturali, nativi e immigrati, emarginati dai flussi, sicurezze infrante e cercate. È anche storico rapporto di classe: differenza che si accentua fra «dirigenti» (133.495 euro annui in media, nel pubblico guadagnano di più), stipendi in crescita dell’1,9%, e «operai». Anche loro con paghe (27.322 euro) in aumento ma virtuale: più 0,2%, l’1,1 in meno che in Italia e 3,4 rispetto all’Emilia Romagna. Riccardo Rimondi sulle nostre pagine ha raccontato di una terra ricca (il 32% con meno di quindicimi­la euro, rispetto al 45% italiano) ma insicura.

Chi governa non sa costruire narrazione. Neppure su ciò che realizza. La sinistra è abituata a trattare per lobby, pur nobili: imprendito­ri, coop, banche, cultura. Operai. Non sa misurarci con una politica frammentat­a, individual­istica. Terremotat­a. Gli illuminism­i post comunisti dei Merola e dei Bonaccini sono sopravvive­nza. Salvini e Grillo avanzano sulla via Emilia, neo Celti contro la decadenza romana: la loro strategia elettorale (e di governo) cerca strade oltre le rabbie diffuse.

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