Corriere di Bologna

L’ira di Donadoni per i fischi «Verdi era stanco»

Il match delle 12.30 Bologna aggressivo e compatto, avanti con Pulgar e ripreso da Dzeko Altro punto d’oro dopo la Lazio. Destro sempre fuori. Polemiche per la sostituzio­ne di Verdi

- Beneforti, Mossini

Buon punto del Bologna contro la Roma, ma al Dall’Ara i rossoblù hanno sfioratoto il colpaccio. Al gol di Pulgar nel primo tempo ha risposto il neoentrato Dzeko. Anche se non sono mancati i veleni: al novantesim­o la sostituzio­ne di Verdi con Krejci ha scatenato i fischi del pubblico, mentre il nove usciva abbraccian­do il tecnico contrariat­o. «Verdi era stanco, serviva un difensore», la spiegazion­e di Donadoni.

Un pareggio che almeno sul piano psicologic­o vale più di un punto, e se Dzeko (entrato solo qualche attimo prima) non si fosse inventato dal nulla il suo solito gol da grande giocatore, sì, il Bologna avrebbe addirittur­a potuto vincerla, questa partita. Morale: dopo il pari di Roma contro la Lazio è arrivato il pari contro la Roma, e va benedetto il fatto che per due volte di fila il Bologna non abbia perso contro le grandi. Eppure al novantesim­o il cambio di Verdi (sostituito, dopo una botta a una coscia, da Krejci) ha scatenato i fischi del pubblico, mentre Simone usciva abbraccian­do un contrariat­o Donadoni.

Come la Roma abbia fatto fatica a costruire gioco di qualità è davanti agli occhi di tutti, ma sarebbe ingeneroso per il Bologna insinuare che la squadra di Di Francesco stesse pensando alla sfida di Champions a Barcellona. Non a caso lo stesso Di Francesco ha mandato in campo la Roma vera, a parte Dzeko, al cui posto ha giocato un brillante Schick, volendo lanciare alla squadra intera un segnale chiaro e forte. Cioè quello che a Bologna era d’obbligo vincere. Il punto è che il Bologna somigliava tanto a quello dell’inizio del campionato, quando condiva le sue prestazion­i con dosi importanti di intensità e aggressivi­tà.

All’atto pratico, per non garantire alla Roma profondità e tanto campo, il Bologna è rimasto basso, con Poli e Donsah più alti di Verdi e Di Francesco. Ed è stata questa la mossa con la quale Donadoni ha messo in crisi i dirimpetta­i, leggibili e scontati, perché restando sempre corto e stretto, quando è ripartito il Bologna ha creato mille grattacapi sia ai centrali che agli esterni della Roma. Soprattutt­o sulla fascia destra, dove Kolarov (non aiutato da Perotti) doveva rincorrere Verdi: anche Palacio e Poli che si buttavano a tutta birra su quel lato.

Il gol del Bologna di Pulgar non è stato un episodio, perché dopo un primo quarto d’ora dove anche l’esordiente Santurro ha preso gli applausi della gente, la squadra di Donadoni è stata brava a stare sempre dentro la partita con lucidità e applicazio­ne. Non solo, se Palacio non si fosse incartato quando ormai era solo davanti ad Alisson, il Bologna avrebbe potuto chiudere il primo atto addirittur­a con il doppio vantaggio.

Con Destro che è rimasto ancora una volta per tutta la partita in panchina e Dzemaili indisponib­ile all’ultimo momento, Palacio ha continuato a lavorare molto sia nella fase attiva che in quella passiva del gioco, ma più di una volta ha sprecato tutto il buono che aveva fatto prima. Di Francesco ha via via aggiunto attaccanti alla Roma, ma il Bologna non ha mai perso equilibri e distanze, e solo quando è entrato Dzeko ecco che i rossoblù prima hanno barcollato e poi sono caduti. Ma fate attenzione, si sono subito rialzati, resistendo agli assalti della Roma fino agli ultimi attimi.

Ora il Bologna è atteso dalla trasferta di Crotone e dalla partita interna contro il Verona. Questo Bologna farebbe di sicuro risultati importanti e darebbe un altro senso al proprio campionato, quello visto invece a Ferrara andrebbe incontro ad altre inevitabil­i figuracce.

In rete I compagni festeggian­o Erick Pulgar, autore del gol dell’1-0 ieri al Dall’Ara

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