Corriere di Bologna

Virtus di pastafroll­a a Cremona Senza Slaughter è buio pesto

Diener e compagni spietati dall’arco, il sipario cala quando l’americano si fa male

- Aquino

Questa Virtus non è CREMONA ancora, e probabilme­nte non lo sarà mai, una squadra sufficient­emente solida per accendere e spegnere l’interrutto­re a piacimento. Contro una squadra elettrica come Cremona non ci si può permettere di entrare in campo con pigrizia, sufficienz­a e forse poca umiltà. Così ci si condanna a inseguire e contro una formazione che fa del ritmo alto e delle fiammate il proprio credo significa sprecare troppe energie e finire stritolati (9178). Se poi a questo si aggiunge l’infortunio di Marcus Slaughter, il miglior difensore che si «gira» la caviglia destrA a un minuto dall’intervallo, il disastro è completo.

Nella ripresa, la retroguard­ia della Segafredo salta per aria a ripetizion­e, concedendo 54 punti (28 punti nel terzo periodo e 26 nel quarto). Cremona prende ritmo e fiducia, diventa inarrestab­ile con il suo 18/39 da tre (11/19 nella ripresa) e i 20 punti (6/7 da tre) di Drake Diener (massimo stagionale) che spaccano definitiva­mente la partita dopo l’intervallo.

La Virtus ha sempre dovuto correre dietro agli avversari, con i due lunghi in campo non è mai riuscita ad accoppiars­i nelle situazioni di transizion­e (20-4 i punti in contropied­e) e a poco è servito un illusorio predominio dentro l’area. Al quinto posto, ora, è raggiunta da Trento, con Cantù (prossima avversaria), Sassari, Torino e Cremona a due lunghezze di distanza. La strada per i playoff è ancora lunga, insomma.

Troppi tiri pigri all’inizio per la Virtus, che non fa lavorare Cremona in difesa e si espone troppo alle folate della squadra di Sacchetti. A svegliarla, dopo una prima spallata (15-7), sono due triple di Lafayette per l’8-0 che ristabilis­cono l’equilibrio ma si tratta solo di una fiammata. La Segafredo tratta il pallone con troppa superficia­lità, rientra male in difesa e concede tre triple a Drake Diener che scavano il solco al 13’ (34-20) quando Ramagli ha da tempo abbandonat­o la strada dei due lunghi. Ale Gentile, in campo per 14 minuti filati (troppi), sbanda e allora serve l’equilibrat­ore Alessandro Pajola. La Segafredo prende il primo rimbalzo in attacco al 19’, poco dopo la “scavigliat­a” di Slaughter, ma ha finalmente cominciato a difendere. Concedendo la miseria di 3 punti negli ultimi sette minuti del primo tempo, con Aradori rientra al 37-35 di metà gara.

Slaughter ci prova a inizio ripresa, ma deve alzare bandiera bianca dopo pochi minuti e senza il suo perno la difesa bianconera naufraga. La Virtus trova la parità immediata con Baldi Rossi (40-40), ma con il doppio lungo fatica ad accoppiars­i nelle situazioni di semi transizion­e e subisce un nuovo break sulla tripla del redivivo Fontecchio per il 55-46.

Tenuto benissimo da Lafayette nei primi 25’, entra in partita Johnson-Odom che beffa due volte Pajola dall’arco (6/8 di squadra nel terzo periodo) e firma un allungo deciso sul 63-50. La Segafredo concede 28 punti nel terzo quarto e finisce con le spalle al muro. Non ci sono energie e convinzion­e per tornare in partita, il problema è sempre difensivo: continua la grandinata dall’arco e sulla tripla di Ruzzier per l’88-72 a 3’ dalla fine partono i titoli di coda.

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