LA FORZA DI IERI È IL VERO FUTURO
Cosa c’entra Andrea Pazienza, disegnatore, con Roberto Ruffilli, politologo? La prima Mostra internazionale d’Arte contemporanea con Nino Andreatta, padre dell’economia made in Bologna? La cacciata del cardinal Giacomo Lercaro con l’apertura della libreria gastronomica Ambasciatori, madre di ogni Fico prima di Oscar Farinetti? Il Fiera District (1978) e Jimmy Hendrix (1968)? Risposta: nulla e tutto. Rimandano ad anni che finiscono con il numero 8, ma siamo solo nella cabala: sono l’infinito viaggio di come Bologna possa avere una grande narrazione (Transmedia storytelling, Henry Jenkins, 2006) che rende il risultato finale molto più ricco della somma delle varie componenti. Cultura e turismo uniti nella lotta. Matteo Lepore, assessore a entrambi, diceva di voler diventare come Nicola Sinisi, anni 80-90, unico assessore (dopo Renato Zangheri) capace di una narrazione totale. Bologna del turismo va benissimo, la city of food di Lepore ha riempito il centro, la cultura potrebbe però dare qualcosa di più organico. Collettivo, collegato. Non bastano i prefabbricati in piazza Verdi né i baraccotti del Guasto Village (pur con graffiti geniali) a reinventarsi la zona universitaria: allora riportiamo i totem di Arnaldo Pomodoro, simboli Pci con Zangheri, oggi fra i rifiuti dietro il Mambo dopo essere stati imbrattati per anni da studenti in perenne rivolta (e ora gli stessi — canuti — pensano a un ritorno come segno di tempi e lotte cambiate). Nessun tavolo di concertazione, per l’amor di Dio. Musei e Bologna Welcome sono guidati da Roberto Grandi, esperto di Transmedia storytelling: le strutture per pensare alla grande ci sono. Su tutto. Sono trent’anni che è morto Pazienza, uno dei primi laureati Dams. Nell’aprile ’88 fu ucciso dalle Br il professor Ruffilli, primo a pensare a riforme istituzionali (e morirne). Nel 1948 Palmiro Togliatti stroncò la Mostra d’arte contemporanea, Guttuso si adeguò, Vedova fece volare i quadri da Palazzo Re Enzo. Compagni e Scompagni di strada. Andreatta nel ’68 fondò l’Istituto di Scienze economiche accanto al mitico «Whisky a go go», via Zamboni 1: Romano Prodi e i flâneur bolognesi sono cresciuti insieme. Nel 2008 con l’ex cinema porno Ambasciatori le coop inaugurarono i libri al ragù, binomio mai pensato. Fu il rilancio di via Orefici-Caprarie. La Bologna di domani deve avere la stessa forza culturale di ieri: bisogna occuparsene per non essere sepolti dai taglieri.