«Atatürk addio», storia di un sogno infranto
Domani all’Ambasciatori Marco Guidi presenta il suo libro sull’ascesa di Erdogan
È la fine di un amore. Forse sbagliato dall’inizio. Percorso di una generazione che studiava Stato e Rivoluzione di Lenin, non voleva capi ma avrebbe voluto un leader. Da Fidel Castro giù giù e su su nella storia e nell’atlante. E pure, nel suo piccolo, di una Bologna che cercava comunque qualche rivoluzione, rispetto agli efficienti Don Pepponi locali.
Domani alle 18 all’Ambasciatori di via Orefici si parla di Bosforo e sogni infranti. Atatürk addio. Come Erdogan ha cambiato la Turchia, il Mulino. Autore Marco Guidi, giornalista globetrotter. Lo presenterà insieme al suo amico-collega Lorenzo Bianchi e al professore Angelo Panebianco, fin da giovane più laico e quindi meno entusiasta. È la storia di una sconfitta, quella del padre della Turchia moderna e di chi ha puntato su un progresso senza ritorni. Il 28 marzo Recep Tayyip Erdogan ha tagliato un traguardo importante. Ha portato con efficienza e crudeltà la Turchia ad essere una maxi potenza islamica, sunnita, massacrando i curdi e gli oppositori. Ha superato come potere il fondatore e simbolo della Turchia moderna e laica, Mustafa Kemal Atatürk, morto nel 1938. Dal 15 marzo 2003, quando divenne primo ministro, poi da quando venne eletto presidente, dal 10 agosto 2014, Erdogan ha passato 5.493 giorni alla guida del paese della Mezzaluna. Intanto suo figlio Bilal ha cercato di studiare a Bologna, alla Johns Hopkins, senza riuscirci perché disturbato da accuse di corruzioni finite in istruttoria. Gli Erdogan dominano indisturbati, Marco Guidi, studioso di storie antiche, racconta come e perché è successo.
È un sogno infranto. Guidi è stato in Turchia la prima volta nel 1969. C’erano Valerio Massimo Manfredi e altri professorini affascinati dalla Porta d’Oriente e che per anni, in Land Rover scassate, hanno ripercorso l’«Anabasi» e la «Ciropedia» di Senofonte, percorsi di formazione del persiano Ciro il Grande e dei suoi mercenari greci sui quali Manfredi scrisse poi un libro, L’armata perduta. Marco Guidi, tratti turcheggianti, sarebbe apparso in fumetti colti del suo amico Vittorio Giardino. La Turchia di Atatürk era un luogo del mistero per una generazione, che pur conosceva Fuga di mezzanotte sulle carceri dei militari massoni e filo occidentali. Atatürk, che affascinò Mussolini e Hitler e stimava Lenin, era anche un mito dei fumetti di Hugo Pratt, stessa compagnia bolognese di giro.
Marco Guidi presenta il suo nuovo libro e i problemi con la giustizia italiana di Bilal Erdogan, figlio del presidente turco, si sono chiusi con una archiviazione. Il giudice per le indagini preliminari di Bologna ha infatti accolto la richiesta presentata dalla Procura della Repubblica che per poco più di un anno ha indagato il terzogenito del leader turco per riciclaggio.