Corriere di Bologna

Stadio, Lepore va in pressing: serve il progetto

Il Comune attende il progetto definitivo, il Bologna non ha fretta. E fa ancora i conti di quanto si spende

- di A. Mossini

«A giugno vogliamo dire qualcosa alla città sul futuro del Dall’Ara ci attendiamo perciò che il Bologna ci presenti il progetto in modo da poterlo valutare e, se tutto va bene, partire con la sua realizzazi­one nel 2020». L’assessore alla Cultura Matteo Lepore ha affronta così ieri mattina a Radio Bologna Uno, dopo un lungo silenzio, il capitolo stadio. «Il materiale da esaminare dovrebbe arrivare entro giugno, così ci hanno detto. Per progetto intendiamo un plico importante, fatto da architetti e ingegneri, con tutti gli investimen­ti indicati, chi mette le risorse, come si finanzia, con i disegni e tanti altri aspetti come l’accessibil­ità all’impianto, i servizi nuovi per i fruitori, come sarà migliorata l’area esterna al Dall’Ara, eccetera».

Carte sulle quali ci sarà un confronto sui dettagli con l’amministra­zione che dovrà valutarne la pubblica utilità, e poi la Conferenza dei servizi. Quindi le gare pubbliche. Tempi non più comprimibi­li, «se tutto va bene in due anni dovremmo farcela», rispettand­o così in linea di massima l’inizio lavori a fine campionato 2019-2020.

Lepore che vuole parlare solo di «fatti e progetti» non chiarisce la posizione sull’eventuale piano B ovvero un nuovo impianto da realizzare altrove, «che avrebbe bisogno di una variazione urbanistic­a (ma forse non all’ex Parco delle Stelle ndr) io sono fiducioso sul restyling, anche se senza carte sotto mano è difficile dare informazio­ni certe. Le parti, compresi noi, stanno lavorando bene, ci sono diversi aspetti da sistemare come l’antisismic­a… se troveranno le soluzioni ce lo diranno».

A giugno. Prima però dovrà partire la famosa lettera in cui i proponenti annunciano cosa intendono fare: andare avanti, fermarsi, proporre un piano B. Di certo i punti di vista di chi attende e di chi sta preparando le «carte» è molto differente. Ancor di più se pensiamo ai tifosi che sentono parlare di stadio da tre anni e hanno la sensazione di sentire le stesse cose del 2015. La realtà è che l’operazione, con tanto di opere compensati­ve («previste dagli strumenti urbanistic­i senza variazioni e quindi nessuna speculazio­ne» dice Lepore), è complessa e il Bfc vuole essere certo di tante cose per poter dire a Saputo, pronto a investire 30 milioni e passa, che quella del restyling è la scelta giusta.

In questi tre anni ci sono stati tanti contrattem­pi. L’ultimo sull’antisismic­a, che però ha offerto una soluzione interessan­te: tribuna e distinti in sicurezza con l’avviciname­nto al campo e 3.000 posti in più. Da un mese quindi l’architetto Zavanella sta «ridisegnan­do» il Dall’Ara e si aspetta la fine per rifare i conti e la sostenibil­ità anche dei tempi. Forse servono più di 15 mesi e allora magari rispunta lo stadio temporaneo per due anni piuttosto che un anno in trasferta, ma non si esclude la possibilit­à di lavorare a lotti, come nel 1990, e giocare in un Dall’Ara ridotto senza lasciare Bologna: tema caldissimo per la società, che non ama l’idea di mandare fuori città i suoi tifosi ma deve anche trovare l’equilibrio con la lunghezza della tempistica per le opere. Tanti insomma gli aspetti da ri-valutare.

Non è certo che a breve parta la lettera e poi a giugno arrivi il plico. Il tempo per Lepore stringe, ma il club non sente l’urgenza che un po’ si respira a Palazzo d’Accursio. Saputo ha già speso molto, il Dall’Ara ha ancora dieci anni di convenzion­e, nessuno è con le spalle al muro.

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