Corriere di Bologna

COMBATTERE L’INTEGRALIS­MO

- di Isabella Bossi Fedrigotti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

In due scuole bolognesi, una elementare e l’altra media — con la prospettiv­a che forse qualche altra se ne aggiunga abbastanza presto — al posto dell’ora di religione è stata introdotta l’ora di religioni. Si insegnano insomma, invece del solo credo cristiano cattolico, anche tutti gli altri principali, quelli almeno praticati in regione. Ciò avviene non soltanto in vista del fatto che in questi istituti gli scolari stranieri a volte perfino superano per numero quelli italiani, ma anche per «recuperare» alla classe, e perciò alla comunità dei bambini, i figli di famiglie atee che per lo più disertano le lezioni di religione. La sacrosanta teoria alla base dell’esperiment­o è che le fedi devono unire, non dividere, e tantomeno escludere una parte degli alunni dall’orario scolastico. La speranza, naturalmen­te, è che l’operazione inclusione avviata a scuola possa continuare anche fuori, che crei dialogo, conoscenza, vicinanza, e, quindi, integrazio­ne.

Ci si sarebbe potuti aspettare una reazione severa da parte della Curia, reazione che, invece, è stata abbastanza possibilis­ta. I responsabi­li hanno infatti parlato di «contesto scolastico particolar­e», assolvendo in un certo senso l’iniziativa. Del resto è da tempo che sono soprattutt­o le parrocchie a farsi carico con appositi corsi della preparazio­ne religiosa dei bambini cattolici, mentre a scuola, per non vedere la classe semivuota, gli insegnanti, forse non delle elementari ma certamente di medie e superiori, tendono a diversific­are le lezioni più in direzione storia delle religioni.

La dura contestazi­one è arrivata da parte di quanti sono per l’assoluta laicità della scuola, che accusano i promotori di questo nuovo modo di impostare l’ora di religione di voler attirare i bambini in classe proponendo loro «attività accattivan­ti» con lo scopo ultimo di contrabban­dare in realtà una lezione di fede cattolica. E di conseguenz­a minacciano di diffidare la dirigente che ha autorizzat­o il progetto.

Ciascuno, è ovvio, la pensa a modo suo, specialmen­te in un campo delicato come la fede, ma privare del tutto i bambini — dunque, i futuri uomini e donne — della dimensione religiosa vuole forse, chissà, negare un aspetto non così secondario della natura umana. Il temuto spettro, per tutte le credenze, è sempre l’integralis­mo: ma un’iniziativa come quella delle due scuole bolognesi sembra già in partenza un antidoto piuttosto efficace contro simili derive. Non a caso in molti plaudono alla novità ritenuta positiva.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy