Corriere di Bologna

Il nuovo Poz diventa normalizza­tore

- E. S. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Effetto Poz, parte seconda: la normalizza­zione. Con Pozzecco alla guida della Fortitudo qualcuno forse si aspettava gag e colpi di scena a tamburo battente, invece dopo l’ubriacatur­a della scorsa settimana è da un po’ di giorni che del nuovo allenatore biancoblù quasi non si sente parlare, se non per il fatto che la squadra sta lavorando duro, guardando forse più al domani che all’oggi. Con gli ultimi tre turni della stagione regolare poco significat­ivi, le posizioni di classifica sia delle Effe che delle avversarie (domani a Roseto, poi Piacenza in casa e chiusura a Mantova) ormai cristalliz­zate a meno di terremoti, ci sta che i lavori siano già mirati ai playoff, che iniziano il 29-30 aprile. Ed è normale che si vada un po’ spegnendo l’onda mediatica dell’arrivo di quello che è sì un grande personaggi­o, ma in fondo è anche un allenatore come un altro, in grado di gestire la quotidiani­tà di un gruppo, anche quella più banale. Nella settimana in cui sono saltate due panchine di A1 che potevano facilmente essere sue (Sassari e Capo d’Orlando), oltre che la testa di Lamma a Mantova, cioè quello che era uno dei candidati forti per un futuro da allenatore dell’Aquila, nella testa di Pozzecco non può che rafforzars­i l’idea di guardare lontano a bordo della nave che si è scelto, e dalla quale non scenderà fino al 2019. Concentrat­o sul primo passaggio chiave: dimostrare di poter essere un allenatore normale. Il Poz conserva un rapporto speciale con Boniciolli, ha dato e darà grande spazio e responsabi­lità a Comuzzo, ma ha fatto venire a Bologna anche Ugo Ducarello, suo fidatissim­o ex assistente, che fino a metà marzo era ancora il capoallena­tore di Trapani, settima nel girone Est di A2. Solo chiacchier­e tra amici, come quelle col vecchio maestro Recalcati che è venuto apposta al PalaDozza per l’esordio, ma sono tante voci di basket importanti, e il nuovo timoniere della Effe è uno che le ascolta tutte. Poi fa di testa sua, perché le idee non gli mancano, come il miniquinte­tto con Mancinelli da 5 che ha girato la partita con Montegrana­ro.

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