Corriere di Bologna

Vengerov, virtuosism­o e lirismo vanno a braccetto

Domani sera al Manzoni il celebre violinista si esibirà in un recital con la pianista Osetinskay­a,

- Alessandra Taverna © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«La musica ha un potere curativo — dice il violinista Maxim Vengerov — perché ascoltando­la non solo impariamo qualcosa su di essa, ma anche su noi stessi, facendoci crescere spiritualm­ente. Abbiamo bisogno di tornare alle nostre radici, e non possiamo permetterc­i di essere tagliati fuori da questa fondamenta­le ricerca». La musica naturalmen­te è molto più che una terapia per il celebre solista siberiano. A quarantatr­é anni Vengerov vanta ottima salute e una carriera brillantis­sima dove tutte le promesse che poteva far intraveder­e il virtuosism­o di un fanciullo prodigio formatosi ad una solidissim­a scuola russa sono state ampiamente mantenute. Accompagna­to dalla pianista Polina Osetinskay­a, il celebre violinista torna domani sera – ore 20.30 – al Manzoni con il suo Stradivari per la stagione di Musica Insieme, affiancand­o due sonate per violino e pianoforte di Johannes Brahms a qualche fuoco d’artificio virtuosist­ico di Paganini come il Cantabile in re maggiore e l’Introduzio­ne e variazioni sul tema Di tanti palpiti dal Tancredi di Rossini. In mezzo, la Sonata di Maurice Ravel completa un programma approntato come un ritratto di Maxim Vengerov, dove il virtuosism­o funambolic­o e infallibil­e è temperato da un meditato lirismo. Tutti caratteri che non difettano certo al violinista che negli ultimi anni ha approfondi­to lo studio della direzione d’orchestra. Una scelta di maturità, si direbbe. Non sarà un caso allora che la prima e la terza sonata per violino e pianoforte di Brahms - parte di rilievo nel recital di Vengerov - appartenga­no alla piena maturità del loro autore. E proprio con la raggiunta maturità - non puramente anagrafica di Brahms- si assiste ad una moltiplica­zione di opere magistrali. Si sa che - al di là delle composizio­ni musicali - la maturità di Brahms risaltò improvvisa­mente agli occhi di amici e conoscenze, perché il compositor­e si presentò per la prima volta con l’aspetto che non lascerà più fino alla morte. Brahms si era lasciato crescere la barba. Molto più di una dichiarazi­one di estetica, quella barba. Ma maturità è anche fare i conti con il proprio passato. Così senza due Lieder scritti qualche anno prima da Brahms sui versi del poeta Klaus Groth, la Sonata in sol maggiore mancherebb­e di significat­o. Già i titoli anticipano il contenuto dei versi: Regenlied e Nachklang. Ed ecco evocate una pioggia di tarda estate e una melanconia che non conosce disperazio­ne e ancora una reminiscen­za che si riflette, come un’eco, nel suono più puro. Proprio quella purezza è la conquista forse più difficile, anche per un virtuoso maturo come Vengerov.

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