Vengerov, virtuosismo e lirismo vanno a braccetto
Domani sera al Manzoni il celebre violinista si esibirà in un recital con la pianista Osetinskaya,
«La musica ha un potere curativo — dice il violinista Maxim Vengerov — perché ascoltandola non solo impariamo qualcosa su di essa, ma anche su noi stessi, facendoci crescere spiritualmente. Abbiamo bisogno di tornare alle nostre radici, e non possiamo permetterci di essere tagliati fuori da questa fondamentale ricerca». La musica naturalmente è molto più che una terapia per il celebre solista siberiano. A quarantatré anni Vengerov vanta ottima salute e una carriera brillantissima dove tutte le promesse che poteva far intravedere il virtuosismo di un fanciullo prodigio formatosi ad una solidissima scuola russa sono state ampiamente mantenute. Accompagnato dalla pianista Polina Osetinskaya, il celebre violinista torna domani sera – ore 20.30 – al Manzoni con il suo Stradivari per la stagione di Musica Insieme, affiancando due sonate per violino e pianoforte di Johannes Brahms a qualche fuoco d’artificio virtuosistico di Paganini come il Cantabile in re maggiore e l’Introduzione e variazioni sul tema Di tanti palpiti dal Tancredi di Rossini. In mezzo, la Sonata di Maurice Ravel completa un programma approntato come un ritratto di Maxim Vengerov, dove il virtuosismo funambolico e infallibile è temperato da un meditato lirismo. Tutti caratteri che non difettano certo al violinista che negli ultimi anni ha approfondito lo studio della direzione d’orchestra. Una scelta di maturità, si direbbe. Non sarà un caso allora che la prima e la terza sonata per violino e pianoforte di Brahms - parte di rilievo nel recital di Vengerov - appartengano alla piena maturità del loro autore. E proprio con la raggiunta maturità - non puramente anagrafica di Brahms- si assiste ad una moltiplicazione di opere magistrali. Si sa che - al di là delle composizioni musicali - la maturità di Brahms risaltò improvvisamente agli occhi di amici e conoscenze, perché il compositore si presentò per la prima volta con l’aspetto che non lascerà più fino alla morte. Brahms si era lasciato crescere la barba. Molto più di una dichiarazione di estetica, quella barba. Ma maturità è anche fare i conti con il proprio passato. Così senza due Lieder scritti qualche anno prima da Brahms sui versi del poeta Klaus Groth, la Sonata in sol maggiore mancherebbe di significato. Già i titoli anticipano il contenuto dei versi: Regenlied e Nachklang. Ed ecco evocate una pioggia di tarda estate e una melanconia che non conosce disperazione e ancora una reminiscenza che si riflette, come un’eco, nel suono più puro. Proprio quella purezza è la conquista forse più difficile, anche per un virtuoso maturo come Vengerov.