Corriere di Bologna

PENSARE IL FUTURO

- Di Daniele Labanti

Non è una «giornata storta», come s’è sentito dire a corredo della sconfitta interna contro Cantù, e non è nemmeno necessario un processo per additare colpevoli. È il naturale trapasso che la Virtus deve attraversa­re, scontrando­si con la realtà. Probanti non sono i test contro Capo d’Orlando, purtroppo, ma quelli attuali nei quali si decidono qualificaz­ione e griglia dei playoff. Le scelte iniziali sul mercato, l’attesa a completare la rosa — decisione, meglio ricordarlo a qualche distratto, presa dal general manager e dall’allenatore — e l’attuale stallo sono fatti collegati. Oggi sono più importanti i programmi futuri di un’ eventuale partita in più o in meno da fare in primavera.

Questo in qualche modo sta spingendo la squadra a mollare? Difficile, il gruppo è sano, il tecnico lo ha condotto fin qui: improbabil­e che sbrachi. Chiaro, adesso avere un americano in più e giocare alla pari con chi ne ha sette metterebbe la Virtus nelle condizioni di sopperire al calo di qualcuno. Chiaro, Ramagli sperava che in corso di stagione l’occasione di salire sul treno di un rinforzo sarebbe tornata. E invece, il treno del rinforzo all’incontrari­o va.

La proprietà sta pensando al futuro. Un futuro spostato dall’estate 2017 a quella 2018 e i posteri diranno se è stata un’occasione persa. Ridisegnar­e la società, darle una struttura solida e adeguata alle ambizioni, costruire una piattaform­a tecnica che possa reggere ad alto livello in Italia e in Europa. Qualcuno dissentirà ma ora la priorità del club è questa.

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