«Senza spinta, le motivazioni sono colpa mia»
Poli lo difende: «Basta attaccare il tecnico, la colpa è nostra» I rossoblù non vincono dal 24 febbraio. La rabbia dei tifosi
Sconfitta copia e incolla. Ancora una volta, squadra senz’anima e guida insufficiente. Donadoni lo ammette quasi subito, «mi prendo le mie responsabilità, se in campo non c’è stato l’atteggiamento giusto significa che in settimana non sono riuscito a trasmettere le motivazioni giuste ai miei giocatori». Analisi comprensibili, sarebbe stato strano se non si fosse espresso così. Il fatto è che tutto ciò va in scena da quasi tre anni (e solo ogni tanto l’allenatore si carica le sue colpe, preferendo generalmente concentrarsi sugli errori dei propri giocatori) e questa coazione a ripetere, senza scorgere significativi segnali di crescita (a parte i singoli, solo un punto in più in classifica rispetto alla deprimente scorsa stagione), sta diventando pesantissima. I pochi ma coraggiosi tifosi scesi a Crotone, a fine partita, come ha riferito Sky, hanno mandato indietro i giocatori che si stavano avviando sotto la curva. Delusione e stanchezza poi trasferita sui social.
Donadoni parla di interpretazione sbagliata della partita nei primi 45’, «eppure ne avevamo parlato tanto, sapevamo che non sarebbe stata una bella partita e che sarebbe servito tanto sacrificio e lotta su ogni pallone e ogni contrasto, ma a quanto pare…», ma poi esagera dicendo che «comunque non abbiamo concesso chissà che», quando invece per il Crotone si conta un gol, un palo e una parata importante di Mirante su Ricci. Meglio nella ripresa, un po’ è vero. «E questo, anche se poi non siamo stati così lucidi, mi brucia tanto e mi fa venire rabbia. Penso anche ai nostri tifosi arrivati fin qua che meritavano qualcosa di più: c’è tanto rammarico». Già sentita anche questa. Donadoni si arrabbia quando si parla di motivazioni e classifica (apparentemente) tranquilla. «Tema ricorrente che mi disturba: per me la classifica è ininfluente, primo o ultimo devo dare l’anima in campo perché lavoro tutta la settimana per dimostrare le mie capacità e quindi perché dovrei giocare sotto tono? Altra cosa è giocare bene o male, ma se gioco do tutto a prescindere».
Concettualmente è giusto e comprensibile, ma nella realtà non va così. «Chi dice che non urlo non mi conosce». Tatticamente c’è poco da dire, «dovevamo aggirare la loro difesa, soprattutto quando è entrato Avenatti che ha statura e stazza e invece i miei sono stati poco lucidi e hanno insistito centralmente…». Un’altra critica ai giocatori. Fra loro c’è chi lo difende, Andrea Poli, «se abbiamo fatto un passo indietro è solo colpa nostra, dobbiamo fare meglio a livello temperamentale, agonistico e di interpretazione e assumerci le nostre responsabilità, noi andiamo in campo e invece ultimamente ho sentito troppe critiche nei confronti dell’allenatore, ma quello è l’ultimo dei nostri problemi, ne ho avuti tanti di mister e posso dirlo: troppo facile criticare lui, siamo noi che dobbiamo fare autocritica, questo mi sento di dire».
Donadoni ringrazierà, chissà gli altri compagni di squadra. Di Destro, non convocato per un problema al polpaccio, non c’è neppure tempo di parlarne. Il tecnico (e idem Poli) parlano del Verona, «partita focale dopo non essere riusciti a chiudere qui il campionato, ma insisto nel dire che dovremmo prevenire: arrabbiarsi dopo le partite come oggi è inutile, dobbiamo arrabbiarci prima». Beh, i tifosi lo sono prima e dopo.