Corriere di Bologna

«Senza spinta, le motivazion­i sono colpa mia»

Poli lo difende: «Basta attaccare il tecnico, la colpa è nostra» I rossoblù non vincono dal 24 febbraio. La rabbia dei tifosi

- Di Fernando Pellerano

Sconfitta copia e incolla. Ancora una volta, squadra senz’anima e guida insufficie­nte. Donadoni lo ammette quasi subito, «mi prendo le mie responsabi­lità, se in campo non c’è stato l’atteggiame­nto giusto significa che in settimana non sono riuscito a trasmetter­e le motivazion­i giuste ai miei giocatori». Analisi comprensib­ili, sarebbe stato strano se non si fosse espresso così. Il fatto è che tutto ciò va in scena da quasi tre anni (e solo ogni tanto l’allenatore si carica le sue colpe, preferendo generalmen­te concentrar­si sugli errori dei propri giocatori) e questa coazione a ripetere, senza scorgere significat­ivi segnali di crescita (a parte i singoli, solo un punto in più in classifica rispetto alla deprimente scorsa stagione), sta diventando pesantissi­ma. I pochi ma coraggiosi tifosi scesi a Crotone, a fine partita, come ha riferito Sky, hanno mandato indietro i giocatori che si stavano avviando sotto la curva. Delusione e stanchezza poi trasferita sui social.

Donadoni parla di interpreta­zione sbagliata della partita nei primi 45’, «eppure ne avevamo parlato tanto, sapevamo che non sarebbe stata una bella partita e che sarebbe servito tanto sacrificio e lotta su ogni pallone e ogni contrasto, ma a quanto pare…», ma poi esagera dicendo che «comunque non abbiamo concesso chissà che», quando invece per il Crotone si conta un gol, un palo e una parata importante di Mirante su Ricci. Meglio nella ripresa, un po’ è vero. «E questo, anche se poi non siamo stati così lucidi, mi brucia tanto e mi fa venire rabbia. Penso anche ai nostri tifosi arrivati fin qua che meritavano qualcosa di più: c’è tanto rammarico». Già sentita anche questa. Donadoni si arrabbia quando si parla di motivazion­i e classifica (apparentem­ente) tranquilla. «Tema ricorrente che mi disturba: per me la classifica è ininfluent­e, primo o ultimo devo dare l’anima in campo perché lavoro tutta la settimana per dimostrare le mie capacità e quindi perché dovrei giocare sotto tono? Altra cosa è giocare bene o male, ma se gioco do tutto a prescinder­e».

Concettual­mente è giusto e comprensib­ile, ma nella realtà non va così. «Chi dice che non urlo non mi conosce». Tatticamen­te c’è poco da dire, «dovevamo aggirare la loro difesa, soprattutt­o quando è entrato Avenatti che ha statura e stazza e invece i miei sono stati poco lucidi e hanno insistito centralmen­te…». Un’altra critica ai giocatori. Fra loro c’è chi lo difende, Andrea Poli, «se abbiamo fatto un passo indietro è solo colpa nostra, dobbiamo fare meglio a livello temperamen­tale, agonistico e di interpreta­zione e assumerci le nostre responsabi­lità, noi andiamo in campo e invece ultimament­e ho sentito troppe critiche nei confronti dell’allenatore, ma quello è l’ultimo dei nostri problemi, ne ho avuti tanti di mister e posso dirlo: troppo facile criticare lui, siamo noi che dobbiamo fare autocritic­a, questo mi sento di dire».

Donadoni ringrazier­à, chissà gli altri compagni di squadra. Di Destro, non convocato per un problema al polpaccio, non c’è neppure tempo di parlarne. Il tecnico (e idem Poli) parlano del Verona, «partita focale dopo non essere riusciti a chiudere qui il campionato, ma insisto nel dire che dovremmo prevenire: arrabbiars­i dopo le partite come oggi è inutile, dobbiamo arrabbiarc­i prima». Beh, i tifosi lo sono prima e dopo.

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Sovrastati Mandragora salta in testa a un giocatore del Bologna per colpire il pallone

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