Lepore: politici bulli nel Pd
Via Rivani Nel mirino anche i consiglieri comunali troppo vicini al «capo»: così non c’è confronto
Affondo dell’assessore. Il manifesto delle donne dem contro il maschilismo interno
All’incontro della sinistra organizzato da Lo Giudice, Lepore spiazza tutti e denun- cia il «bullismo» nel Pd e fra i consiglieri dem a Palazzo d’Accursio. Il «bullismo» di chi, spiega, antepone a tutto la fedeltà al capo: «A me fa paura quando finiamo in una stanza pensando di incontrare degli amici e invece troviamo del bullismo», spara dritto. Ma quello di Lepore non è l’unico attacco sferrato dall’interno ieri al partito. Un’altra stoccata arriva dalle donne dem che, in più di 500, hanno firmato un manifesto voluto dalla bolognese Francesca Puglisi contro il maschilismo nel partito.
” Mazzanti Dobbiamo trovare dei punti d’intesa con i 5 Stelle per evitare che governi la Lega e quindi impedire una deriva fascista che metterebbe a rischio la nostra democrazia
C’è «bullismo» nel Pd bolognese. Ai suoi colleghi di partito lo ha spiegato molto chiaramente l’assessore alla Cultura Matteo Lepore, denunciando un atteggiamento che in questi anni ha praticato chi, sentendosi protetto dalla fedeltà al leader di turno, si è mosso facendo prevalere più la forza che la ragione.
A suggerire a Lepore di uscire allo scoperto l’altra sera, durante l’incontro «my2cents. Un pensiero per rifare la sinistra» promosso dall’ex senatore Sergio Lo Giudice, è stato inconsapevolmente il presidente dell’Arcigay Vincenzo Branà. Nel suo intervento, Branà, aveva parlato di una sinistra «avvelenata con le dinamiche tipiche del bullismo, cioè del gruppo che si coalizza non su elementi identitari ma su nemici comuni e perciò diventa branco, elegge leader indiscutibili e usa le regole diversamente tra dentro e fuori». Lepore ascolta e quando è il suo turno — davanti a un centinaio tra iscritti e consiglieri comunali dem, esponenti di Liberi e Uguali, Coalizione civica, Cgil e associazionismo — restringe il campo puntando il dito contro il Pd locale. «A me fa paura quando finiamo in una stanza, che sia del partito o del Consiglio comunale, pensando di incontrare degli amici e invece troviamo del bullismo». In sala l’attenzione si fa massima, e chi stava per uscire torna indietro. «Quando c’è bullismo — continua Lepore — non c’è più confronto, c’è la voglia di seguire un capo, andare in una direzione che per quanto mi riguarda non è condivisibile. Bisogna costruire qualcosa di collettivo e di diverso».
Lepore indica delle coordinate ma non fa nomi. Il contesto politico è però quello del renzismo, con la sua declinazione in chiave locale. Mentre i luoghi, quelli li descrive con precisione: il partito e ancora più nel dettaglio il Consiglio comunale, quindi il gruppo dem di Palazzo d’Accursio. Un’accusa che lascia intendere che la tregua post congressuale abbia le ore contate, dopo il rimpasto di giunta e le candidature in parlamento che hanno per alcune settimane calmato gli animi. Perché è chiaro come la sconfitta del 4 marzo abbia stravolto tutti gli equilibri. La stessa assemblea convocata da Lo Giudice, una sinistra del Pd allargata agli altri partiti più associazioni e società civile, può essere un primo piccolo passo verso un altro soggetto che vuole guardare alle Amministrative del 2021.
Nel frattempo c’è da fare un governo e in casa dem le opinioni divergono. Qui in regione, oltre alla vice presidente della Regione Elisabetta Gualmini, nessun altro si era detto a favore di un accordo con i 5 Stelle. Fino all’altra sera, quando anche il capogruppo a Palazzo d’Accursio Claudio Mazzanti ha sposato questa linea: «Dobbiamo impedire un governo della Lega», è per Mazzanti il primo obiettivo. In sala gli sguardi di molti si sono incrociati in cerca di conferme e allora Mazzanti è stato più chiaro: «Dobbiamo trovare dei punti d’intesa con i 5 Stelle per evitare una deriva antidemocratica e fascista». Altra posizione destinata a far discutere nel partito e che magari creerà proseliti.