Ne esce rafforzata la posizione dell’ad Vandelli, il management da lui espresso e la maggioranza azionaria che lo sorregge
presenti, vale a dire il 45% circa del capitale contro il 41% dell’ultima assise) e la compattezza al voto delle tre componenti di maggioranza alle quali si è aggiunto «circa il 3/4% che nasce dal mondo di fondi e investitori istituzionali internazionali».
In base allo statuto, alla lista di maggioranza vanno 12 consiglieri (Alessandro Vandelli, Riccardo Barbieri, Massimo Belcredi, Mara Bernardini, Luciano Filippo Camagni, Giuseppe Capponcelli, Pietro Ferrari, Elisabetta Gualandri, Ornella Moro, Mario Noera, Rossella Schiavini e Valeria Venturelli), a quella di minoranza 3 (Roberta Marracino, Alessandro Foti e Marisa Pappalardo). Fugati i timori di alleanze trasversali fra Unipol e Fondi, archiviato il rito degli interventi assembleari con il solo Giampiero Samorì a prefigurare disastri borsistici e il futuro «commissariamento» ad opera di Unipol, ora Vandelli metterà mano al nuovo piano industriale atteso per settembre, al dossier Arca Sgr (nel mirino il 40% detenuto dalle due venete) e, solo dal prossimo anno, al piano di alleanze nel quadro del nuovo risiko bancario. Martedì, intanto, il nuovo Cda eleggerà il presidente in sostituzione di Luigi Odorici. Scontato il successo di Pietro Ferrari, già membro del precedente Consiglio e attuale presidente, da luglio scorso, di Confindustria EmiliaRomagna.