Il film su Tabucchi, percorsi nel mondo
Il documentario di Perucci martedì al Nuovo Nosadella
Di tutto resta un poco è il titolo del libro a cui Antonio Tabucchi, scomparso nel 2012, aveva lavorato sino alla fine dei suoi giorni. Riflessioni in forma di brevi saggi sulla letteratura, sul tempo e sul cinema. Un’espressione ripresa anche nel titolo del film documentario di Diego Perucci, che con la voce narrante dell’attore Giorgio Colangeli compie un viaggio nella vita e nelle opere dello scrittore. Attraverso i luoghi della sua esistenza, divisa fra Italia e Portogallo, e grazie al racconto intimo della moglie Maria José, del figlio Michele e di amici e colleghi, fra cui gli scrittori Paolo Di Paolo e Maurizio Bettini, il critico letterario Paolo Mauri e l’attore Massimo Popolizio.
Il film Se di tutto resta un poco. Sulle tracce di Antonio Tabucchi, a Bologna, nella cui università Tabucchi aveva anche insegnato, lo si potrà vedere al cinema Nuovo Nosadella di via Berti 2/7 martedì alle 21.30. A 6 anni dalla morte, nella sua amata Lisbona, il documentario omaggia lo scrittore pisano anche traduttore di molte opere di Fernando Pessoa. Un autore in cui si era imbattuto per caso negli anni 60 quando si trovava a Parigi. «Raccontare Tabucchi — per Perucci, che all’autore aveva già dedicato Rua da Saudade 22 — significa perdersi in un viaggio ai quattro angoli del mondo, fra i luoghi della letteratura, nelle soleggiate strade bianche di Lisbona, nelle eleganti vie della Roma umbertina o della Parigi del lungosenna, per i vicoli di Siena o di Firenze o per i vecchi caruggi di Genova. Per raccontare un personaggio di questo calibro avremmo potuto percorrere migliaia di chilometri in tutto il mondo». La scelta è stata invece quella di seguire un filo rosso che dalla provincia di Pisa arriva al Fondo Tabucchi della Biblioteca Nazionale di Parigi, dove sono custoditi appunti, autografi e alcuni oggetti personali donati dalla vedova. E fino alla Cappella degli scrittori portoghesi, nel Cemiterio dos Prazeres di Lisbona, dove Tabucchi riposa accanto a un taccuino e a una penna, perché gli scrittori, amava dire, «non possono andarsene in giro senza avere la possibilità di prendere appunti in ogni momento».