La Virtus ha scoperto il suo «killer instinct»

Ritrovata la difesa dei giorni migliori, la Virtus ha fatto un passo avanti forse decisivo nella corsa ai playoff. Il successo di Torino sigla un pesantissimo 2-0 in ottica classifica avulsa, anche se la Fiat sembra quasi tagliata fuori, ma soprattutto conferma come la squadra di Ramagli debba conquistarsi un posto fra le magnifiche otto con il rendimento nella propria metà campo. Dopo i 17 punti subiti nei primi cinque minuti, la Segafredo ne ha concessi 48 nei successivi 35 che le hanno consentito di restare in vantaggio anche quando l’attacco, dopo l’intervallo, si è decisamente inceppato. Senza Ale Gentile e con i piemontesi che ha cercato inevitabilmente di togliere Aradori dalla partita, oltre alla solida tenuta difensiva era necessario che il cast di supporto facesse un passo avanti rispetto alle ultime uscite. Ha cominciato Kenny Lawson, tornato convincente dopo un lungo periodo buio (4,5 punti di media nelle sei partite precedenti, con 1/8 da tre). Il centro americano ha indubbie lacune a certi livelli, sul piano difensivo e atletico, ma ha anche delle doti offensive. Si era chiesto, in primis, un maggiore apporto del gruppo americano e lui, sul piano produttivo, si è sostituito ad Alessandro Gentile fornendo 18 punti vitali. Lafayette, scosso nel pre-partita dal furto nella sua abitazione, è stato il solito mastino difensivo (Garrett tenuto a 2/12) e, non per la prima volta quest’anno, ha realizzato un canestro chiave nel finale. Un finale nel quale la Virtus ha trovato finalmente un po’ di killer instinct. La grande novità è stato il corposo apporto della panchina: Lawson, Ndoja, Stefano Gentile e Pajola hanno realizzato 35 punti sui 67 totali. Un fatturato inusuale per le riserve bianconere, che saranno fondamentali nelle ultime cinque giornate, a cominciare da domenica contro Varese sempre senza AleGent. Non ci sono solo buone notizie. Ieri Umeh è stato visitato in ospedale, dove è arrivato in stampelle, per un problema fisico da valutare.