Corriere di Bologna

IL BRODINO CREATIVO DI MAX POGGI

- di Fernando Pellerano

Dopo la cucina lo sport. Lo chef bolognese Max Poggi precisa: «Tutti gli sport, mi piace la competizio­ne, con gioia e sofferenza. Guardo tutto, volley, Formula Uno, Moto Gp, basket». Ovviamente basket. Sponda? «Virtus, perché da piccolo vidi un Marr Rimini-Sinudyne con il pubblico che infamava i bolognesi e quindi…». Poi c’è il calcio. «C’è il Bologna. E un pochino la Nazionale. Il resto non è fondamenta­le. Il Bologna sì». Prima partita nell’ormai lontano 1977. «Cresciuto in zona retrocessi­one, con i vecchi dai palati fini che ricordavan­o momenti che non ci sono più». Il problema è quello, no? «Siamo abituati a mangiare un 3 stelle Michelin, così quando capiti in una trattoria ti lamenti». Come sono gli ingredient­i di questo Bologna? «Quello più pregiato è Verdi, un grande, ma dato che se ne andrà è difficile affezionar­ci a lui (è come far la bocca a un vino che tieni lì 35 anni e quando lo apri sa di tappo). Io guardo più a Masina, Di Francesco o Pulgar». La vittoria con il Verona è un brodino caldo? «Non è stato come mangiare una chianina frollata 60 giorni accompagna­ta da un Barolo. Il brodino è un po’ il piatto della stagione, ma per fare le cose eccellenti ci vogliono anni, come con il vino. Solo che la pazienza non va d’accordo con le emozioni». Nell’attesa ci migliori almeno il brodino. «Ci vuole creatività, io farei come mia nonna, aggiungend­o pane secco, pepe e parmigiano: grande zuppa». Chef, ma anche coach.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy