Corriere di Bologna

Simone sta con il tecnico «Roberto ci aiuta sempre Noi gli vogliamo bene»

Rete fantastica e parole di fermo sostegno al suo allenatore «Il gol è per lui. E il ritiro è stato divertente, non punitivo»

- Fernando Pellerano

Scoppietta­nte, in campo e fuori. Simone Verdi nel doppio ruolo di attaccante e difensore. Una punizione dolorosa all’Hellas, una carezza all’allenatore. Piedi fini e testa sensibile per il ragazzo di Broni. Ieri ha risolto la giornata tutto da solo. La scintilla è scoccata alla mezz’ora. Di sinistro sul palo del portiere aggirando la barriera, uno dei suoi marchi di fabbrica. La corsa verso la panchina, la dedica appassiona­ta alla fidanzata L, «andiamo amore!», l’abbraccio vigoroso all’allenatore D e poi le parole spese a suo favore prima nell’intervallo Sky: «Questo è un gol anche per Donadoni, noi gli vogliamo bene. Ci ha tenuto tranquilli questa settimana (in ritiro ndr), ma sappiamo che qui a Bologna ci sono persone che non la pensano così». E poi nella mix zone, «la squadra è con lui e siamo tutti uniti per un unico obbiettivo, questo è il segnale più forte».

Chiaro e diretto. Come Andrea Poli una settimana fa, quando «scagionò» il tecnico per gli insuccessi raccolti, «dovremmo fare più autocritic­a noi giocatori». Certo, servono prestazion­i migliori, come quella di Verdi ieri: conquistat­a e realizzata una punizione dal limite, assist per il primo gol italiano, facile facile, di Nagy. E quindi i 3 punti al Bologna e (ancor di più) a Donadoni, un po’ riassestat­o sulla groppa rossoblù. Il tecnico ringrazia, «il suo abbraccio mi fa piacere, ha una sensibilit­à fuori dal comune e a volte questo aspetto gli gioca anche contro, ma accetto più volentieri qualche difficoltà caratteria­le di questo tipo che gli scavezzaco­llo».

Feeling fra i due. Due settimane fa con la Roma al 90’, Donadoni chiese al sostituito Verdi di far capire al pubblico fischiante perché l’aveva fatto uscire, oggi il numero 9 ha risposto prima coi piedi e poi con le parole. Il minimo per chi l’ha fatto esplodere, facendolo giocare sempre, anche se non si straccerà le vesti per farlo rimanere (come del resto a gennaio). La salvezza e la tranquilli­tà della squadra passano anche attraverso le giocate del ragazzo che ha rifiutato il Napoli, che dopo aver infilato Nicolas ha acquisito maggior valore, che quasi sicurament­e andrà via a giugno (per il bene delle finanze del club, si dice) anche se sarebbe bello vederlo leader e protagonis­ta per un altro po’ di tempo a Bologna: otto reti, mai banali per fattura e tempismo. Con i suoi colpi la squadra prende sempre il via: con Inter, Crotone, Samp, Lazio e ieri Verona ha sempre segnato l’1-0. Col Crotone e col Chievo il 2-1. Solo a San Siro col Milan ha impattato il vantaggio rossonero.

Verdi c’è e non chiarisce solo il rapporto con l’allenatore. «La rete su punizione è stata una liberazion­e per tutta la squadra, vantaggio meritato e se non avessi segnato io l’avrebbe fatto qualcun altro perché stavamo giocando bene. Dovremmo sfruttare meglio le occasioni create, andare sul 2-0 nell’intervallo sarebbe stato importante, invece nella ripresa abbiamo un po’ sofferto, ma per fortuna siamo stati bravi a non subire una rete. Il ritiro? Più divertente che punitivo, noi eravamo d’accordo. La pizzata era per festeggiar­e il compleanno di Blerim, il club ha detto “ok”. Mantenere l’undicesimo posto sarebbe un buon risultato dato che in partenza ci davano più in basso. Non voglio pensare alla mia doppia cifra di gol segnati, ma è un obiettivo».

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L’abbraccio Simone Verdi corre ad abbracciar­e Roberto Donadoni dopo il gol dell’1-0

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