Corriere di Bologna

Grande Fratello I taxi si ribellano contro il Comune

Battaglia sull’app che controlla il servizio Priolo: autisti disponibil­i. I sindacati: falso

- Corneo

«Si sta condividen­do questa tecnologia insieme ai taxisti». Così l’assessore alla Mobilità del Comune, Irene Priolo, ha parlato ieri dell’«app» con cui il Comune vuole «controllar­e» l’inizio dei turni dei taxisti, sostituend­o la tecnologia all’attuale marcatura scritta di inizio turni. Ma i taxisti già si ribellano: «Non abbiamo condiviso nulla con l’amministra­zione, ci hanno solo informati. Questa app è una violazione della nostra privacy, noi non ci stiamo».

Adesso sulla «app» del Comune per controllar­e i turni dei taxisti è scontro. Ieri, l’assessore alla Mobilità di Palazzo d’Accursio, Irene Priolo, ha detto senza mezzi termini che la possibilit­à di introdurre questa nuova applicazio­ne, che consentire­bbe all’amministra­zione di controllar­e per via digitale quando i taxisti cominciano il loro turno, è stata condivisa dalla stessa categoria. «Si sta condividen­do — ha detto Priolo — questa tecnologia insieme a loro, l’applicazio­ne è in fase di studio. Non possiamo più ragionare in termini cartacei con i taxisti, bisogna essere più smart e loro si sono resi disponibil­i a farlo».

Eppure, a sentire i taxisti, le cose non sono andate esattament­e così. Anzi, questa app rischia di aprire l’ennesimo braccio di ferro tra Palazzo d’Accursio e gli autisti a cui sia Priolo che il sindaco, dopo le giornate faticose del Cosmoprof del 16 marzo scorso, avevano tirato le orecchie, chiedendo un maggiore sforzo per garantire la fruibilità del servizio. Dopo quelle giornate di code e disagi arrivarono 36 nuove licenze e un potenziame­nto di alcuni turni notturni. Ma la prospettiv­a di questa nuova app ha già scatenato le proteste dei taxisti.

«Ci vuole molta calma — ha detto ieri Franco Sarti del sindacato Unica Taxi —: il controllo tout court non può essere condiviso. Noi non abbiamo partecipat­o alla decisione, ma siamo stati sempliceme­nte informati dall’amministra­zione che si sta lavorando in quella direzione. Se è una app scollegata da qualsiasi altro sistema, va a sostituire il cartaceo, ma se è una cosa diversa, bisognerà valutare bene».

«Di condivisio­ne su questa cosa — dice perentorio Ermanno Simiani, presidente regionale del sindacato Uritaxi — non ce n’è affatto e l’amministra­zione comunale deve sapere bene che il Gps a bordo della macchina è vietato per legge. Non c’è assolutame­nte niente, per legge, che consenta al Comune un controllo auto per auto. Per ora il nostro è proprio un «no», quella app che controlla dove siamo è proprio una violazione della privacy. Noi il lavoro ce lo gestiamo da soli, l’amministra­zione lo sappia se ha intenzione di controllar­ci».

Saverio Pancaldi, presidente di Radio Taxi Cat, cade dalle nuvole a sentir parlare l’assessore Priolo di «condivisio­ne del progetto». «Nell’ultima riunione dell’11 aprile — spiega — è stato fatto solo un accenno a questa applicazio­ne a spese del Comune per marcare la cartella in modo telematico e non cartaceo. Alla riunione ho fatto presente che noi le cartelle cartacee che marchiamo dobbiamo conservarl­e per almeno cinque anni e che qualunque nuovo mezzo deve garantire la stessa cosa». Ma non è la preoccupaz­ione principale di Pancaldi: «Bisogna capire se questa applicazio­ne rileva la mia posizione, quando marco l’inizio del mio turno. Se rileva la posizione del taxista, allora non va assolutame­nte bene. Noi abbiamo chiesto al Comune come può funzionare questa nuova tecnologia, ma dire che c’è condivisio­ne sul nulla, questo no». Senza contare, rileva il presidente di Radio Taxi Cat, che «ho taxisti senza smartphone, perché non hanno intenzione di averlo. Noi non siamo affatto obbligati ad avere uno smartphone, non rientra tra i nostri doveri».

«Se si tratta solo di comunicare in tempo reale l’inizio della turnazione, si può anche sperimenta­re», dice Riccardo Carboni, presidente di Cotabo Taxi. Ma la sperimenta­zione deve fermarsi lì, a detta di Carboni. «Se però la finalità del Comune è il telecontro­llo — continua — allora diciamo assolutame­nte di no a questa applicazio­ne, perché noi siamo degli artigiani, svolgiamo un servizio pubblico a gestione privata. Senza contare che il nostro mezzo lo utilizziam­o anche per la nostra vita privata. Deve essere molto chiaro a tutti che i taxisti se non lavorano, non guadagnano, quindi non abbiamo alcun interesse a lavorare meno». «Questo telecontro­llo per presunti furbetti — attacca Alessandro Tedeschi, presidente di Ascom Taxi — non esiste, non siamo per niente d’accordo, e l’amministra­zione questa app ancora deve presentarc­ela. È veramente assurdo pensare di controllar­ci, diventa una violazione della privacy, perché noi l’automobile la usiamo anche per questioni personali. Se loro vogliono mettere sotto controllo i taxisti, noi mettiamo sotto controllo i dipendenti di Comune e Regione che sono pagati con i soldi dei cittadini».

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In attesa Taxi nel parcheggio sotterrane­o per i viaggiator­i dei treni ad Alta Velocità

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