Corriere di Bologna

Il Diana chiude le cucine Addio mito, arriva Zara Kids

La catena di abbigliame­nto aprirà al posto dello storico ristorante di via Indipenden­za

- Blesio

Trovano conferma le voci che davano per scontato il trasloco dello storico ristorante Diana a favore di un negozio di abbigliame­nto. In arrivo c’è Zara Kids.

” Vottero Proporrò Palmirani come presidente onorario dell’associazio­ne, fa dispiacere la caduta dei baluardi della ristorazio­ne bolognese

Proprio nel giorno in cui Eros Palmirani passa lo scettro della ristorazio­ne bolognese associata Ascom all’estro e alla tenacia di Vincenzo Vottero, che ha vinto con la sfida con Vincenzo Cappellett­i, trovano conferma le voci di un avvicendam­ento nei locali di via Indipenden­za tra uno dei templi della ristorazio­ne bolognese e un nuovo negozio della catena di abbigliame­nto Zara.

Palmirani ancora non dà ufficialit­à alla notizia («quando avrò novità concrete ve lo farò sapere», ripete) ma sembra ormai scontato che il famoso carrello dei bolliti del ristorante più celebre di Bologna sia costretto a trasferirs­i altrove, per far spazio ad abitini e calzoncini della catena di fast fashion iberica. I muri del ristorante non sono di proprietà, e la proprietà starebbe valutando da tempo di accoglierv­i una realtà commercial­e differente e quella realtà sarebbe Zara Kids.

«Proporrò Palmirani — annuncia Vottero pochi minuti dopo la sua elezione — come presidente onorario dell’associazio­ne». E sul tema del trasloco dello storico ristorante (classe 1909), animato dallo storico direttore Palmirani, commenta: «Palmirani meritava di concludere al meglio una carriera come la sua: il pensiero che al posto di un simbolo della ristorazio­ne come il Diana vada Zara Kids dispiace, si stanno abbattendo baluardi della nostra cucina perché, come ho detto, per me il Diana è un simbolo importante della cultura gastronomi­ca bolognese».

Cambia la geografia cittadina del cibo e mutano anche i volti della stessa. Lo chef di Vivo, nuovo presidente della federazion­e di ristoranti e trattorie che fanno capo alla Confcommer­cio, sembra però aver ereditato da Palmirani la grinta. Ha le idee chiare, Vottero. «Vogliamo riconquist­are peso specifico nel tessuto economico sociale della città», annuncia. «L’obiettivo è di far rinnamorar­e della categoria gli stessi ristorator­i, ma per farlo non dobbiamo zappare il nostro orto ma coltivare un campo comune cercando di essere sempre propositiv­i, non solo critici». Nella lista dei primi obiettivi di Vottero c’è quello di «elevare la qualità della ristorazio­ne di Bologna: non dobbiamo pensare che critici e guide siano cattivi, ma metterci in discussion­e». Al contempo «va portata la cucina bolognese fuori dai nostri confini, far capire all’estero perché aspettiamo 28 mesi per una forma di buon Parmigiano».

Tra i primi argomenti da discutere con i colleghi e l’amministra­zione comunale c’è quello delle regole: «Se ci sono bisogna farle rispettare a tutti». Si discuterà della concession­e delle licenze, della Tari «che va ridiscussa perché non si può pagare tutto l’anno per un dehor che viene tolto nei mesi invernali» e delle direttive della Soprintend­enza che «non possono cambiare ogni due anni». Altro tema impellente è quello dei trasporti. «Capiamo i tassisti, quindi bisogna che tutti assieme troviamo una soluzione per i momenti di fiere o comunque critici magari incrementa­ndo il parco auto in quelle occasioni». E poi c’è Fico. «È un’opportunit­à che ci stiamo facendo sfuggire: i ristoranti di livello stanno facendo fatica, perché Fico è un ambiente per le famiglie, dove la proposta doveva essere di qualità sì, ma più popolare, adatta al contenitor­e. Se Fico ci chiede aiuto ci siamo, ne possiamo parlare».

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Storico Il Diana in via Indipenden­za è il tempio della cucina bolognese fin dal 1909

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