Cineca, c’è l’accordo su turni e premi
Dopo lo scontro, nuova ipotesi d’accordo: più ore per i neoassunti, su il premio. Ora il referendum
È il cuore pulsante del distretto dei big data, la casa di un supercomputer, Marconi, tra i più potenti del mondo. Ma da oltre un anno e mezzo il Cineca è spaccato in una battaglia sul contratto integrativo scaduto a fine 2016, prolungato per nove mesi dopo un primo braccio di ferro tra dirigenza e sindacati e poi disdetto l’autunno scorso, quando a ottobre un referendum ha bocciato l’ipotesi d’accordo.
Ora sigle e azienda ci riprovano, con una nuova ipotesi d’accordo. Un contratto di 36 pagine, firmato ieri dopo trattative lunghe tre mesi: da quando, cioè, i sindacati hanno sospeso i tre giorni consecutivi di sciopero proclamati per il 10, 11 e 12 gennaio dopo la prima giornata di astensione dal lavoro con tanto di presidio sotto la sede di Confindustria.
Una mediazione sofferta, in cui i rappresentanti dei dipendenti hanno ceduto su alcuni punti cercando di recuperare su altri. E che, se sarà approvata dai referendum dei dipendenti di Bologna e Roma, porterà a un integrativo valido fino alla fine del 2020. La battaglia delle 40 ore per i neoassunti finisce come voleva l’azienda: chi è entrato al lavoro dopo la disdetta del vecchio contratto lavorerà quattro ore in più dei dipendenti di lungo corso, che ne lavorano 36 a parità di mansione e stipendio. Si tratta per ora di poco più di trenta dipendenti tra Bologna e Roma, per un terzo assunti a tempo indeterminato e per il resto con contratti a termine. La riduzione della flessibilità oraria in entrata resta e l’orario limite passa dalle 10,15 alle 9,30, come sale a sei il numero di ore minime che devono essere lavorate. Ma saranno possibili modifiche a queste regole, per venire incontro alle necessità dei clienti: i dipendenti, così, potranno entrare in servizio anche partire dalle 6 e fino alle 22.
I sindacati strappano la garanzia dell’ultrattività di buona parte del contratto (ferie, orario di lavoro, malattia) se non si arrivasse a un rinnovo dell’integrativo prima della prossima scadenza. Si allargano, rispetto all’ipotesi iniziale, le maglie del premio di risultato: fermo restando che dovrà essere registrato un utile, il calcolo cambia. Il fondo di ripartizione corrisponderà al 40% della differenza fra ricavi e costi: di questa «fetta» l’85% andrà a premio di risultato, il resto sarà destinato a premi individuali secondo criteri decisi dal Cineca. Inoltre è stato definito un premio forfettario per il 2017: 2.000 euro lordi a testa. Sui pasti, i dipendenti potranno scegliere tra mensa diffusa e ticket elettronici: nel secondo caso l’importo sale da 5,29 a 7 euro.
Ora la palla passa alle assemblee dei dipendenti che si riuniranno domani, valuteranno l’ipotesi di integrativo e avranno una settimana prima del referendum del 26-27 aprile per decidere se approvare o no il nuovo contratto.
Il risultato non è scontato. A ottobre l’integrativo fu firmato da tutti i sindacati e dalle rsu milanesi e romane. Si oppose quella bolognese, che però stravinse nelle urne: i No superarono il 70% a Roma e a Bologna. In particolare a Casalecchio, dove gli aventi diritto erano 413 (su 640 a Milano), votarono contro in 271, mentre i Sì si fermarono a 99. Percentuali ribaltate solo a Milano, che da quel momento andò per la sua strada (ma ora potrebbe accodarsi).
Questa volta la maggioranza della rsu bolognese (non tutta) ha deciso di firmare. Da vedere se basterà, per convincere ingegneri, fisici e matematici che lavorano intorno a Marconi, a firmare. O se invece, ancora una volta, dentro il Cineca tornerà la temperatura tornerà a salire.