Corriere di Bologna

Giovannini sanzionato, la Cassazione conferma

- Gianluca Rotondi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

C’è un punto fermo nella dolorosa vicenda di Vera Guidetti, la farmacista che nel 2015, due giorni dopo essere stata sentita come testimone in un’inchiesta su un furto, uccise la madre e si tolse la vita. La Cassazione ha respinto il ricorso presentato dal procurator­e aggiunto Valter Giovannini contro la sanzione inflittagl­i dal Csm. È stata così confermata la censura nei suoi confronti per aver violato le norme processual­i e soppresso le garanzie difensive della donna. Una sanzione che ora è divenuta definitiva.

Il magistrato ha commentato la decisione con amarezza: «Ancora una volta il mio pensiero va alla signora Guidetti, vittima di un momento di sconforto. Tuttavia rimango convinto, nel foro interno della mia coscienza, della correttezz­a del mio operato».

C’è un punto fermo nella dolorosa vicenda di Vera Guidetti, la farmacista che nel marzo 2015, due giorni dopo essere stata sentita come testimone in un’inchiesta su un furto di gioielli, uccise la madre iniettando­le dell’insulina e poi si tolse la vita allo stesso modo. Lo ha messo la Cassazione rigettando il ricorso del procurator­e aggiunto Valter Giovannini contro la sanzione della censura decisa un anno fa nei suoi confronti dalla sezione disciplina­re del Csm.

La sentenza 9557 delle sezioni unite, depositata ieri, conferma la violazione delle norme processual­i e delle garanzie difensive della profession­ista da parte del magistrato che, come sottolinea­to nel provvedime­nto del tribunale delle toghe, avrebbe dovuto interrompe­re l’audizione della donna invitandol­a a farsi assistere da un avvocato. Il ritrovamen­to nella sua casa e la consegna alla polizia di gioielli e altro materiale che lei stessa ammise d’aver ricevuto da Ivan Bonora, un nomade già indagato per il furto al centro dell’inchiesta, rappresent­avano elementi indiziari più che sufficient­i per farle assumere la veste di indagata. Malgrado ciò l’interrogat­orio, definito «un terzo grado da Stato di polizia» nella dura requisitor­ia

«Resto convinto della correttezz­a del mio operato, andrò avanti seppur con amarezza»

del pg Mario Fresa, continuò nelle stesse forme. Due giorni dopo, prima di uccidere la madre e togliersi la vita la Guidetti lasciò un biglietto nel quale accusava il pm di non averle creduto e d’averla trattata come una criminale.

Naturalmen­te in questa vicenda, che ha avuto una eco considerev­ole, anche per via della notorietà del magistrato, a Giovannini non è mai stato contestato il gesto della donna come conseguenz­a del suo operato. Un concetto che la sentenza ribadisce, prima di entrare nel merito degli addebiti. Gli si contesta «di aver trascurato nel corso del suo esame, prolungato e ripetuto, quelle minime garanzie difensive a lei spettanti quale persona “di fatto” indagata e la prosecuzio­ne dell’esame, sempre quale persona informata sui fatti, nonostante fosse esigibile l’iscrizione nel registro delle notizie di reato, con tutte le conseguenz­e di legge sul piano difensivo». Dunque, per gli ermellini, il Csm ha corretta- mente motivato il suo provvedime­nto «rispetto alla peculiare offensivit­à della condotta omissiva e commissiva ascritta al dottor Giovannini nell’attuale assetto del valore costituzio­nale e convenzion­ale dato alle garanzie difensive e al giusto processo».

La sentenza è destinata a pesare sulla carriera di Giovannini, finora senza inciampi e coronata da inchieste importanti, che a giugno raggiunger­à il termine massimo per l’incarico da aggiunto. «Ho sempre detto che le sentenze si rispettano e non si commentano e non derogo a questo principio. Ancora una volta il mio pensiero va alla signora Guidetti, vittima di un momento di sconforto — ha commentato il pm —. Tuttavia rimango convinto, nel foro interno della mia coscienza, della correttezz­a del mio operato e spero che questa decisione non scalfisca la credibilit­à da me guadagnata in decenni di onesto lavoro in questa città ove l’impegno per il rispetto della legalità a favore delle donne e degli uomini di Bologna e provincia è stato totale. Proseguirò, seppur con un po’ di amarezza nel cuore, nel mio lavoro con l’impegno e la serietà di sempre».

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