Corriere di Bologna

«Voglio ritrovare il cuore di mio figlio»

La morte di Davide nel 2008 in un incidente, la donazione, l’appello di una madre

- di Francesca Candioli

«Vorrei incontrare chi ha avuto il cuore di mio figlio». Doria De Polo ha perso il suo unico figlio, Davide, dieci anni fa per un incidente stradale. Era il 21 aprile del 2018 e i genitori del ragazzo decisero subito di donare i suoi organi. Tutti i suoi organi. Ma è il cuore di Davide che ora la sua mamma vuole ritrovare e risentire: fu donato a un 55enne che all’epoca viveva in Emilia-Romagna. «Facciamo un appello, speriamo che qualcuno lo ascolti».

Il 21 aprile di dieci anni fa pioveva fortissimo. Era il 2008 e la signora Doria De Polo, assieme al marito, si stava recando al Maggiore. Una telefonata alle 9 di mattina li aveva costretti a raggiunger­e il prima possibile l’ospedale. Dentro di sé la donna sapeva già che il suo ragazzo non ce l’aveva fatta: le condizioni di Davide Muratori, il loro unico figlio che sognava di fare il cuoco, si erano aggravate nella notte, per poi precipitar­e all’alba, quando il 18enne fu dichiarato clinicamen­te morto.

L’incidente in moto era stato qualche giorno prima, il 18 aprile di quel 2008: un camioncino aveva mancato la precedenza, centrando in pieno il giovane nella zona industrial­e di San Lazzaro di Savena. Quella mattina al Maggiore fu questione di pochi minuti, i genitori decisero subito di donare tutti i suoi organi: fegato, reni, pancreas, cornee, ossa e cute, e soprattutt­o il suo cuore. Quel cuore che, a distanza di tempo, la mamma vorrebbe ora ritrovare, per conoscere la persona in cui è tornato a battere.

«Davide è deceduto al Maggiore il 21 aprile e i suoi organi sono stati espiantati dalle 22 di quel giorno fino alle due di mattina del 22 aprile. So che il cuore è andato a un signore di 55 anni, che oggi ne dovrebbe avere 65, residente qui in Emilia- Romagna, molto probabilme­nte a Bologna. Purtroppo non so nulla di più», racconta mamma Doria mentre con la mente torna a quei giorni. «Abbiamo sempre creduto nella donazione degli organi e abbiamo scelto di farlo subito. I medici ci dissero di pensarci un po’ su, visto lo choc, ma non avevamo dubbi».

In Italia esiste una legge del 1999 che è molto chiara sul tema: «Il personale sanitario e amministra­tivo impegnato nelle attività di prelievo e di trapianto è tenuto a garantire l’anonimato dei dati relativi al donatore ed al ricevente». Una norma che fa riferiment­o a un asse cardine del sistema sanitario pubblico: la donazione deve essere libera, gratuita e anonima. «So che in un certo senso questa è una legge giusta, ma vorrei sapere se questa persona ha il nostro stesso desiderio, quello di incontrarc­i. La nostra unica speranza è che qualcuno leggendo la storia di Davide ci possa aiutare a trovare qualche informazio­ne in più. Sono consapevol­e che il mio ragazzo non tornerà mai, e so anche che a livello psicologic­o non è facile ricevere un organo. Non pretendo assolutame­nte nulla, magari questa persona non ha alcuna voglia di vederci, ma vorrei che quanto meno lo sapesse».

Gli altri organi di Davide, rene e fegato, sono andati a un uomo di Teramo, mentre l’altro rene e pancreas sono andati ad un altro donatore in Lombardia che, però, non ce l’ha fatta.

«Sopravvive­re a un figlio è la cosa peggiore che ti possa capitare. Davide era un figlio fantastico, so che tutti i genitori dicono la stessa cosa, ma lui era davvero così. Era amato da tutti, e ancora oggi chi mi incontra si ricorda di lui» spiega la mamma che ha perdonato il guidatore che ha ucciso suo figlio. «Siamo ancora in contatto con quest’uomo, che si è subito assunto le sue responsabi­lità, presentand­osi in rianimazio­ne quando Davide lottava per la vita. Da allora ci è sempre stato accanto».

” Siamo ancora in contatto con l’uomo che lo investì, che si è subito assunto le sue responsabi­lità

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Memoria Davide, morto dopo un incidente nel 2008 a 18 anni

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