Corriere di Bologna

Diana, summit in Comune Nomisma: bisogna fare di più

- Fernando Pellerano

Evitare la chiusura del ristorante Diana, un simbolo, non sarà semplice, ma il Comune farà di tutto. Lo storico ristorante è sotto sfratto, con esecuzione nel 2020. Al suo posto arriverebb­e un negozio d’abbigliame­nto, in grado di pagare un affitto molto importante. Proprio com’è successo al cinema Capitol un anno fa. Del possibile salvataggi­o ne hanno riparlato ieri il direttore generale di Ascom Giancarlo Tonelli, al lavoro anche nelle scorse settimane, e l’assessore al Commercio Alberto Aitini, che martedì ha annunciato di voler utilizzare per la prima volta il decreto Unesco con cui quale si impedirebb­e il cambio di destinazio­ne d’uso: «Ci stiamo lavorando».

Oggi, dopo l’incontro dell’assessore con il gestori del Diana, la situazione sarà più chiara. Qualsiasi previsione è azzardata. Come quella di spostare altrove lo storico ristorante, addirittur­a a Fico (magari con tutta la mobilia, specchi e orologi…), orfano da poco dello chef Bartolini. In una città dove il cibo (dei taglieri) avanza a spron battuto, getta la spugna uno chef pluristell­ato e addirittur­a il Diana, nell’ex salotto di via Indipenden­za. Effetti del mercato. Lo dice anche Luca Dondi di Nomisma, che però indica un paio di strade possibili per evitare o limitare ulteriori e più gravi danni in futuro. E comunque al netto dei disastri già avvenuti.

«Inutile stupirsi se certi fenomeni non vengono gestiti, se non si avverte l’importanza degli esercizi storici e connotanti: è naturale che queste eccellenze vengano soppiantat­e da altre marche che hanno logiche di mercato precise. All’identità culturale, alla memoria delle tradizioni, alla salvaguard­ia della qualità come presidio dalla standardiz­zazione qualcuno dovrebbe pensarci, prima». Si pensa al decreto Unesco. «Ho letto, ma non so se può risolvere la questione una volta per tutte. Servirebbe un presidio e una visione da portare avanti tutti i giorni e non una soluzione tampone. Questa città non ha

” Luca Dondi Servirebbe un presidio e una visione da portare avanti tutti i giorni e non una soluzione tampone

fatto una scelta di difesa chiara e netta (si veda anche via San Vitale o via Petroni, ndr) e questa è una delle conseguenz­e. C’è stato un governo ombra». Cioè che ha lasciato fare. «Così mi pare. Sapere che c’è una politica di tutela di certe insegne aiuterebbe».

In concreto, decreto a parte, cosa servirebbe? «Più che limitare il proprietar­io privato — sostiene l’analista di Nomisma — dovremmo lavorare sulla creazione di un vantaggio economico per il Diana che lo metta in condizione di sostenere spese più alte, quindi salvaguard­are e aiutare quel segmento connotante e positivo che sostiene l’economia cittadina. In secondo luogo, se la deriva commercial­e non si può impedire, trovare e ricreare altre zone, tipo Brera a Milano, caratteriz­zate e di nicchia dove potrebbe starci anche un nuovo Diana».

 ??  ?? Simbolo Lo storico ristorante Diana di via Indipenden­za ha ospitato, nel tempo, tutte le principali personalit­à transitate da Bologna, oltre che molti politici locali. Il ristorante potrebbe essere salvato utilizzand­o il decreto Unesco del 2016
Simbolo Lo storico ristorante Diana di via Indipenden­za ha ospitato, nel tempo, tutte le principali personalit­à transitate da Bologna, oltre che molti politici locali. Il ristorante potrebbe essere salvato utilizzand­o il decreto Unesco del 2016

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