I sogni dei giovani letta dai Kepler 452
La compagnia stasera al San Filippo Neri sul ‘68
La considerano una risposta agli Sdraiati di Michele Serra. Kepler-452, compagnia che ha appena riempito l’Arena del Sole con un personale, politico, sensibile Giardino dei ciliegi trasportato nella Bologna odierna, torna sul palcoscenico dell’oratorio di san Filippo Neri, che l’ha lanciata con vari lavori aperti alla partecipazione di non professionisti e con il Festival 2030, dedicato ai giovani.
Torna stasera alle 20.30 con un altro degli appuntamenti sul ‘68: L’utopia 50 anni dopo. Sotto i sampietrini c’è la spiaggia. Ci racconta Nicola Borghesi, che sarà in scena con Enrico Baraldi, con cui ha ideato la serata: «Per le strade di Bologna abbiamo intervistato studenti e giovani lavoratori su cosa sanno del ‘68 e sulla parola “utopia”. Abbiamo raccolto alcune di queste testimonianze in un testo che leggeremo e altre le abbiamo trasformate in brevi video. Abbiamo coinvolto studenti del Minghetti e del Keynes, chiedendogli di somministrare un questionario con alcune domande ai loro colleghi. Una decina di loro arriveranno sul palcoscenico. Ci sarà anche Lodo Guenzi, cantante dello Stato Sociale e nostro collaboratore, che interpreterà Il reduce di Gaber».
Il pensiero che ha mosso la ricerca è molto preciso: «Se alcuni tra i nostri padri hanno vissuto e contemplato la possibilità di un cambiamento radicale e repentino della realtà, questo lusso noi non l’abbiamo vissuto mai». Continua Borghesi: «Inizieremo citando una frase di Marx dal 18 Brumaio, sulle rivoluzioni borghesi che ardono come bengala e si spengono… Nel lavoro di indagine abbiamo individuato un’immagine ricorrente: quella della risacca. È come se sulla generazione più giovane si fosse abbattuta un’onda che le lascia la paura di bagnarsi. Tra i contattati nessuno è mai stato iscritto a un partito politico e i pochi che si sono impegnati lo hanno fatto su questioni circoscritte. Nessuno si è mai speso in battaglie per cambiamenti radicali».
È una generazione che non illumina il buio con i bengala. «Forse è senza luce, forse ha capito che il fuoco del bengala è effimero».