Unibo lancia l’Università europea
LA FIRMA CON GERMANIA, BELGIO FRANCIA, SPAGNA, POLONIA
Una super Università europea guidata dall’Alma Mater, voluta da sei atenei per ridare slancio, almeno nel mondo della didattica, all’Europa. È stata messa ieri la prima firma che dà vita all’«European University Alliance», un patto che unisce, oltre all’ateneo bolognese, Freie Universität Berlin, Uniwersytet Jagiellonski, KU Leuven, Universidad Complutense de Madrid, Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne. Quindi: Italia, Germania, Polonia, Belgio, Spagna, Francia insieme. La ministra Fedeli: «Una rivoluzione culturale».
Una super università europea guidata dall’Alma Mater, voluta da sei atenei per ridare slancio, almeno nel mondo della didattica, all’Europa. È stata messa ieri la prima firma che dà ufficialmente vita all’«European University Alliance», un patto che unisce, oltre all’ateneo bolognese, Freie Universität Berlin, Uniwersytet Jagiellonski, KU Leuven, Universidad Complutense de Madrid, Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne. Quindi: Italia (Bologna), Germania, Polonia, Belgio, Spagna, Francia. Sei Paesi che, con le loro università, abbattono i muri nel mondo della formazione e della ricerca, e provano a lavorare a stretto contatto per far muovere liberamente i propri studenti da un Paese all’altro. Con un’ambizione dichiarata: allargare il patto di collaborazione ad altri atenei, per creare un’unica grande università europea.
«Le sei università protagoniste dell’accordo — spiega l’Alma Mater — collaborano già da tempo attraverso lo scambio di studenti, la creazione di doppi titoli, tesi congiunte e la partecipazione a progetti e reti finanziati dall’Unione Europea. Con la nascita della European University Alliance, l’obiettivo è fare un ulteriore passo in avanti per arrivare ad uno spazio accademico europeo condiviso, multilinguistico e multidisciplinare: un progetto pilota verso l’Università europea del futuro, dove gli studenti potranno seguire corsi integrati in Paesi e lingue diverse e i ricercatori potranno muoversi liberamente su più sedi seguendo le necessità dei loro progetti di ricerca».
Un passo avanti, siglato sotto le Due Torri, che arriva a trent’anni dalla Magna Charta Universitatum e vent’anni dopo la sigla della «Dichiarazione di Bologna». «Abbiamo deciso — spiega il rettore dell’Alma Mater, Francesco Ubertini — di lavorare insieme per avere percorsi di studio offerti agli studenti dalle sei università. Si passa quindi dalla relazione bilaterale garantita dal progetto Erasmus alla relazione a sei. Ci immaginiamo di essere un caso-pilota, la cui esperienza può essere ampliata ed estesa a tutta l’Europa». Un’opportunità che riguarderà lauree triennali, lauree magistrali, dottorati, ma anche progetti di ricerca e che, sostiene il rettore Ubertini, «ci permetterà anche di lavorare su valori comuni importanti che ci consentiranno di rilanciare lo spirito europeo». Ieri è stato compiuto il primo passo; il 24 e 25 maggio poi ci sarà a Parigi la conferenza ministeriale dove si discuterà del futuro del Processo di Bologna; a giugno le sei università si incontreranno poi a Leuven, in Belgio. «Sarà in questa occasione — spiega Ubertini — che discuteremo dei progetti di formazione e di ricerca che vogliamo far partire entro l’anno».
Sul maxi accordo a sei atenei, ieri è intervenuta anche la ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli. «Dobbiamo essere molto soddisfatti — ha detto Fedeli — dell’accordo firmato a Bologna. L’alleanza europea degli atenei abbatte muri e barriere che neppure importanti trattati comunitari sono riusciti a buttare giù».
Per Fedeli l’alleanza delle sei università rappresenta «un’importante rivoluzione culturale: andiamo sempre di più verso la concreta costruzione dello spazio europeo dell’istruzione superiore. Gli studenti potranno in futuro seguire corsi integrati in Paesi e lingue diverse e muoversi senza difficoltà tra sedi differenti. Si tratta di un passo importante che mira a definire e rafforzare, attraverso l’istruzione e la cooperazione, l’identità comunitaria all’interno della Ue, puntando sulle nuove generazioni».
” Il rettore Ubertini In futuro gli studenti potranno seguire corsi in Paesi e lingue diverse e i ricercatori potranno muoversi liberamente