SALVAGUARDARE L’IDENTITÀ
L’annuncio della chiusura dello storico ristorante Diana di via Indipendenza ha destato — meno male e finalmente — una giusta reazione da parte del Comune: l’assessore Aitini ha preso l’impegno di tutelare, in base al decreto Unesco, zone della città ed edifici di particolare valore storico. È una presa di posizione doverosa che, nel passato, purtroppo è mancata in altre occasioni, generando una perdita di locali e attività storiche della città. Storiche, se non identitarie. Il ristorante Diana, al di là dei meriti culinari, rappresenta un locale che appunto mostra a chi non è di Bologna una parte dell’identità cittadina. Perdere un locale del genere, in favore della solita catena internazionale di griffe, comporta un ulteriore abbandono dell’anima urbana. In città come Amsterdam, se si fosse paventata la chiusura del famoso ristorante «Five Flies», aperto dal lontano 17° secolo, ci sarebbe una sommossa popolare. E, probabilmente, non ci sarebbe nemmeno bisogno di arrivarci, poiché le autorità locali interverrebbero subito alla sua tutela.
L’intervento dell’amministrazione comunale giunge opportuna proprio in un’ottica di valorizzazione turistica di Bologna. La tutela delle botteghe storiche (e il Diana non fa assolutamente eccezione) non va visto come lesivo della concorrenza e del mercato, ma a salvaguardia di quel bene prezioso che si chiama identità culturale, ossia proprio l’oggetto sul quale rivolgono l’attenzione i turisti. L’eccessivo uniformarsi a canoni impersonali non porta alcun vantaggio: all’Italia e a Bologna solo perdite. Preservare la personalità urbana e i luoghi storici, magari innovando su di essi ma senza cancellarli, favorisce e migliora la nostra attrattività: è uno degli investimenti più importanti da compiere sul territorio. Il mercato può e deve misurarsi su altri piani, ma non su quello che abbiamo di più prezioso: la nostra storia e la nostra cultura. Il Comune (e gli assessori competenti Aitini e Lepore) hanno dimostrato capacità di reazione che speriamo sfoci in un completo successo nel mantenimento del ristorante negli stessi spazi.
Per il supporto a questa e altre iniziative aventi la medesima finalità, il Comune potrebbe magari farsi promotore (con le opportune regole del caso) di iniziative di «crowdfunding» raccogliendo fondi dalla cittadinanza (anche piccole) e costituendo fondi ad hoc da investire sul territorio a supporto della nostra cultura.