Corriere di Bologna

SALVAGUARD­ARE L’IDENTITÀ

- Di Massimilia­no Marzo

L’annuncio della chiusura dello storico ristorante Diana di via Indipenden­za ha destato — meno male e finalmente — una giusta reazione da parte del Comune: l’assessore Aitini ha preso l’impegno di tutelare, in base al decreto Unesco, zone della città ed edifici di particolar­e valore storico. È una presa di posizione doverosa che, nel passato, purtroppo è mancata in altre occasioni, generando una perdita di locali e attività storiche della città. Storiche, se non identitari­e. Il ristorante Diana, al di là dei meriti culinari, rappresent­a un locale che appunto mostra a chi non è di Bologna una parte dell’identità cittadina. Perdere un locale del genere, in favore della solita catena internazio­nale di griffe, comporta un ulteriore abbandono dell’anima urbana. In città come Amsterdam, se si fosse paventata la chiusura del famoso ristorante «Five Flies», aperto dal lontano 17° secolo, ci sarebbe una sommossa popolare. E, probabilme­nte, non ci sarebbe nemmeno bisogno di arrivarci, poiché le autorità locali interverre­bbero subito alla sua tutela.

L’intervento dell’amministra­zione comunale giunge opportuna proprio in un’ottica di valorizzaz­ione turistica di Bologna. La tutela delle botteghe storiche (e il Diana non fa assolutame­nte eccezione) non va visto come lesivo della concorrenz­a e del mercato, ma a salvaguard­ia di quel bene prezioso che si chiama identità culturale, ossia proprio l’oggetto sul quale rivolgono l’attenzione i turisti. L’eccessivo uniformars­i a canoni impersonal­i non porta alcun vantaggio: all’Italia e a Bologna solo perdite. Preservare la personalit­à urbana e i luoghi storici, magari innovando su di essi ma senza cancellarl­i, favorisce e migliora la nostra attrattivi­tà: è uno degli investimen­ti più importanti da compiere sul territorio. Il mercato può e deve misurarsi su altri piani, ma non su quello che abbiamo di più prezioso: la nostra storia e la nostra cultura. Il Comune (e gli assessori competenti Aitini e Lepore) hanno dimostrato capacità di reazione che speriamo sfoci in un completo successo nel mantenimen­to del ristorante negli stessi spazi.

Per il supporto a questa e altre iniziative aventi la medesima finalità, il Comune potrebbe magari farsi promotore (con le opportune regole del caso) di iniziative di «crowdfundi­ng» raccoglien­do fondi dalla cittadinan­za (anche piccole) e costituend­o fondi ad hoc da investire sul territorio a supporto della nostra cultura.

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