«Evitare le espulsioni» La linea soft anti-bullismo
Le disposizioni dell’Ufficio scolastico: allontanare i ragazzi da scuola produce risultati opposti
«Non allontanare i bulli da scuola, piuttosto renderli utili agli altri». È quanto dicono, in sintesi, le linee-guida emanate dall’Ufficio scolastico regionale per contrastare il bullismo e correggere i comportamenti sbagliati. Ecco come si comportano le scuole.
Evitare il più possibile le espulsioni, ma preferire una linea «soft» che lasci bulli e ragazzi problematici a scuola, impegnati però a recuperare i comportamenti scorretti, rendendosi utili agli altri studenti e ai docenti. È la «ricetta» adottata dall’Ufficio scolastico dell’Emilia-Romagna per affrontare le situazioni di conflitto tra gli studenti e la scuola. Certo, il tutto commisurato alla gravità dei comportamenti degli alunni, ma sempre in un’ottica di inclusione, più che di esclusione. Le linee-guida studiate dal direttore dell’Usr, Stefano Versari, e dai suoi uffici sono state emanate qualche mese fa, ma, dopo i recenti fatti di cronaca su episodi di bullismo in alcune scuole in giro per l’Italia, sono tornate di strettissima attualità tra gli addetti ai lavori che, sul tema, si erano riuniti in un summit a fine 2017.
«Io sono d’accordo — dice Versari — su sanzioni commisurate alla gravità del fatto. Quando i fatti sono di scarsa rilevanza e comportano sanzioni di uno o due giorni, non è opportuna, o non lo è sempre, la mera sospensione, perché può essere interpretata come via di fuga dal contesto scolastico. Meglio che svolgano funzioni di servizio agli altri. Poi ovviamente se i comportamenti sono gravi avranno sanzioni disciplinari commisurate alla gravità». Ma, nel documento firmato dall’Ufficio scolastico regiol’allontanamento nale, che cita un decreto del 2007 in cui viene sancita la possibilità «di recupero dello studente attraverso attività di natura sociale, culturale e in generale a vantaggio della comunità scolastica», Versari riconosce poi alle singole scuole la facoltà di «definire sanzioni non tipizzate».
Ogni scuola, quindi, deve valutare caso per caso quale sanzione è più efficace, in base ai ragazzi che ha di fronte. Ma nel farlo, scrive l’Usr in un «libricino» di 26 pagine dal titolo inequivocabile, «Sanzioni disciplinari diverse daldalla comunità scolastica», bisogna tener sempre presente che «tutti possono sbagliare: l’importante è valorizzare il fallimento come un’occasione di cambiamento e di crescita personale». Dopo un approfondimento sui concetti di autostima e disistima, quindi, l’Ufficio scolastico regionale scrive che il «compito prioritario della scuola è educare e formare, non punire». Quindi: «I provvedimenti disciplinari devono puntare al rafforzamento del senso di responsabilità e al ripristino di rapporti corretti all’interno della scuola, affinché ogni ragazzo raggiunga competenze sociali. Una condotta sbagliata può essere modificata attraverso la costruzione di percorsi educativi di recupero, perché allontanare lo studente, spesso, sortisce risultati opposti».
Insomma, per l’Usr la strada giusta è quella dell’inclusione dei «bulli». Includerli per «salvarli», in sostanza. E le scuole emiliano-romagnole, a quanto risulta da un monitoraggio avviato proprio dagli uffici di Versari per avere una fotografia delle «tecniche» di recupero dei ragazzi più problematici, pare che privilegino proprio la linea «soft». Delle scuole intervistate, infatti, nelle medie è il 51% degli istituti monitorati (19 scuole) ad aver scelto la strada della riparazione al danno arrecato dagli studenti attraverso attività di natura sociale; percentuale che cresce al 71% alle superiori (22 istituti intervistati). Nelle scuole medie, poi, il 29% degli istituti ha optato anche per sanzioni ancora più morbide, ovvero attività di riflessione, studio e approfondimento sul regolamento scolastico, «orientamento questo — commenta l’Usr — coerente con l’età degli alunni».
Al summit sul tema delle sanzioni disciplinari che qualche mese fa ha riunito gli addetti ai lavori, ha portato la sua esperienza il liceo classico Minghetti che, nell’arco dei cinque anni passati, ha irrogato solo sette sanzioni disciplinari. Tutte per «atteggiamenti di impulsività, momenti di crisi conflittuale nel rapporto con gli adulti, occupazione scolastica con atteggiamenti provocatori». In nessuno di questi casi, spiega il preside, Fabio Gambetti, gli studenti sono stati espulsi. «Noi diamo sempre l’alternativa — spiega Gambetti —: possono svolgere alcune ore pomeridiane in supporto ai collaboratori scolastici o fare volontariato con anziani e disabili presso un’associazione. Il risultato più importante ottenuto è relazionale, perché i ragazzi sentono di essere inseriti in un contesto costruttivo pensato per loro: c’è chi ha chiesto di continuare a fare un lavoro socialmente utile».