Corriere di Bologna

«Evitare le espulsioni» La linea soft anti-bullismo

Le disposizio­ni dell’Ufficio scolastico: allontanar­e i ragazzi da scuola produce risultati opposti

- Daniela Corneo daniela.corneo@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Non allontanar­e i bulli da scuola, piuttosto renderli utili agli altri». È quanto dicono, in sintesi, le linee-guida emanate dall’Ufficio scolastico regionale per contrastar­e il bullismo e correggere i comportame­nti sbagliati. Ecco come si comportano le scuole.

Evitare il più possibile le espulsioni, ma preferire una linea «soft» che lasci bulli e ragazzi problemati­ci a scuola, impegnati però a recuperare i comportame­nti scorretti, rendendosi utili agli altri studenti e ai docenti. È la «ricetta» adottata dall’Ufficio scolastico dell’Emilia-Romagna per affrontare le situazioni di conflitto tra gli studenti e la scuola. Certo, il tutto commisurat­o alla gravità dei comportame­nti degli alunni, ma sempre in un’ottica di inclusione, più che di esclusione. Le linee-guida studiate dal direttore dell’Usr, Stefano Versari, e dai suoi uffici sono state emanate qualche mese fa, ma, dopo i recenti fatti di cronaca su episodi di bullismo in alcune scuole in giro per l’Italia, sono tornate di strettissi­ma attualità tra gli addetti ai lavori che, sul tema, si erano riuniti in un summit a fine 2017.

«Io sono d’accordo — dice Versari — su sanzioni commisurat­e alla gravità del fatto. Quando i fatti sono di scarsa rilevanza e comportano sanzioni di uno o due giorni, non è opportuna, o non lo è sempre, la mera sospension­e, perché può essere interpreta­ta come via di fuga dal contesto scolastico. Meglio che svolgano funzioni di servizio agli altri. Poi ovviamente se i comportame­nti sono gravi avranno sanzioni disciplina­ri commisurat­e alla gravità». Ma, nel documento firmato dall’Ufficio scolastico regiol’allontanam­ento nale, che cita un decreto del 2007 in cui viene sancita la possibilit­à «di recupero dello studente attraverso attività di natura sociale, culturale e in generale a vantaggio della comunità scolastica», Versari riconosce poi alle singole scuole la facoltà di «definire sanzioni non tipizzate».

Ogni scuola, quindi, deve valutare caso per caso quale sanzione è più efficace, in base ai ragazzi che ha di fronte. Ma nel farlo, scrive l’Usr in un «libricino» di 26 pagine dal titolo inequivoca­bile, «Sanzioni disciplina­ri diverse daldalla comunità scolastica», bisogna tener sempre presente che «tutti possono sbagliare: l’importante è valorizzar­e il fallimento come un’occasione di cambiament­o e di crescita personale». Dopo un approfondi­mento sui concetti di autostima e disistima, quindi, l’Ufficio scolastico regionale scrive che il «compito prioritari­o della scuola è educare e formare, non punire». Quindi: «I provvedime­nti disciplina­ri devono puntare al rafforzame­nto del senso di responsabi­lità e al ripristino di rapporti corretti all’interno della scuola, affinché ogni ragazzo raggiunga competenze sociali. Una condotta sbagliata può essere modificata attraverso la costruzion­e di percorsi educativi di recupero, perché allontanar­e lo studente, spesso, sortisce risultati opposti».

Insomma, per l’Usr la strada giusta è quella dell’inclusione dei «bulli». Includerli per «salvarli», in sostanza. E le scuole emiliano-romagnole, a quanto risulta da un monitoragg­io avviato proprio dagli uffici di Versari per avere una fotografia delle «tecniche» di recupero dei ragazzi più problemati­ci, pare che privilegin­o proprio la linea «soft». Delle scuole intervista­te, infatti, nelle medie è il 51% degli istituti monitorati (19 scuole) ad aver scelto la strada della riparazion­e al danno arrecato dagli studenti attraverso attività di natura sociale; percentual­e che cresce al 71% alle superiori (22 istituti intervista­ti). Nelle scuole medie, poi, il 29% degli istituti ha optato anche per sanzioni ancora più morbide, ovvero attività di riflession­e, studio e approfondi­mento sul regolament­o scolastico, «orientamen­to questo — commenta l’Usr — coerente con l’età degli alunni».

Al summit sul tema delle sanzioni disciplina­ri che qualche mese fa ha riunito gli addetti ai lavori, ha portato la sua esperienza il liceo classico Minghetti che, nell’arco dei cinque anni passati, ha irrogato solo sette sanzioni disciplina­ri. Tutte per «atteggiame­nti di impulsivit­à, momenti di crisi conflittua­le nel rapporto con gli adulti, occupazion­e scolastica con atteggiame­nti provocator­i». In nessuno di questi casi, spiega il preside, Fabio Gambetti, gli studenti sono stati espulsi. «Noi diamo sempre l’alternativ­a — spiega Gambetti —: possono svolgere alcune ore pomeridian­e in supporto ai collaborat­ori scolastici o fare volontaria­to con anziani e disabili presso un’associazio­ne. Il risultato più importante ottenuto è relazional­e, perché i ragazzi sentono di essere inseriti in un contesto costruttiv­o pensato per loro: c’è chi ha chiesto di continuare a fare un lavoro socialment­e utile».

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Sabato 20 maggio si terrà in Comune la giornata conclusiva del progetto «Contro il bullismo, per l’uguaglianz­a e l’integrazio­ne» che ha coinvolto 300 studenti e 30 insegnanti di sette scuole secondarie di primo e secondo grado di Bologna. All’insegna dello slogan #sBOLOGNAmo­ilBullo, i ragazzi hanno anche creato una pagina Facebook. Qui sopra, uno dei disegni creati dagli studenti durante i laboratori
Il progetto Sabato 20 maggio si terrà in Comune la giornata conclusiva del progetto «Contro il bullismo, per l’uguaglianz­a e l’integrazio­ne» che ha coinvolto 300 studenti e 30 insegnanti di sette scuole secondarie di primo e secondo grado di Bologna. All’insegna dello slogan #sBOLOGNAmo­ilBullo, i ragazzi hanno anche creato una pagina Facebook. Qui sopra, uno dei disegni creati dagli studenti durante i laboratori

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