Zapatisti al ragù contro bulli La due anime democratiche e la partita per la successione L’assessore alla Cultura scommette nel rapporto con sinistra e centri sociali
Dietro lo strappo gli schieramenti che tifano Lepore e Priolo
Lo scontro interno al Pd su Làbas non è archiviabile a un incidente di percorso nell’azione amministrativa, ma è una piccola storia che ne contiene una molto più grande. Proprio il rapporto con i centri sociali, e più in generale con i movimenti a sinistra del Pd, rischia di diventare il cluster politico su cui si giocherà la successione al sindaco Virginio Merola.
Ci sono davanti tre anni e le ultime elezioni politiche hanno dimostrato che anche qui i giochi non li fa più solo il Pd, ma quella che comincia a combattersi ora resta la partita principale. Ci sono due partiti nel partito. Il primo è guidato dall’assessore Matteo Lepore, che da tempo lavora per la sua candidatura a sindaco. Sta costruendo la sua constituency elettorale e la sta costruendo fuori dal Pd, partito rispetto al quale ha mezzo piede fuori e che tempo fa ha paragonato alla Lega e a Forza Italia. I suoi avversari in privato lo definiscono «lo zapatista al ragù» e lo paragonano al sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Lui, pubblicamente, ha definito «bulli» i suoi avversari, gli uomini vicini al segretario del Pd Francesco Critelli. Lepore si gioca una parte importante della partita nel rapporto privilegiato con la sinistra e con i centri sociali. Lunedì scorso era al Tpo ad ascoltare l’arcivescovo Matteo Zuppi e al centrodestra che lo criticava per il rinnovo della concessione fino al 2021 dei locali di via Casarini ha risposto che «il Tpo paga l’affitto e produce cultura», aggiungendo anche che «ci aiuta nelle periferie con gli adolescenti».
Lepore è stato il vero artefice del rientro nella legalità di Làbas, a cui è stato dato in uso vicolo Bolognetti, e ha mantenuto una posizione di dialogo anche con l’Xm24 che occupa da tempo uno spazio in via Fioravanti. L’assessore è il prosecutore della linea portata avanti da Amelia Frascaroli e dalla sua lista civica che punta al dialogo a oltranza con certi mondi. Il ragionamento dell’assessore alla Cultura è che il popolo che non vota più Pd va cercato soprattutto a sinistra. È davvero così? Di sicuro quello spazio è più ampio a Bologna che altrove, ma per capire che a sinistra non ci sono praterie basta guardare i risultati delle ultime elezioni. A meno di considerare in quella base sociale anche il M5S, che naturalmente Lepore ambisce in qualche misura a rappresentare in futuro. Con Lepore ci sono consiglieri come Federica Mazzoni, Roberta Li Calzi, Andrea Colombo e Francesco Errani, il presidente del Navile Daniele Ara, l’area di Sergio Lo Giudice e poi molta società civile organizzata a partire dall’ex presidente dell’Arci, Stefano Brugnara. Con lui si dovrebbero schierare anche i renziani che all’ultimo congresso hanno sostenuto Luca Rizzo Nervo, ma in questo caso potrebbero iniziare i problemi di tenuta politica perché questa area non la pensa come lui sui centri sociali.
Il blocco che si oppone a Lepore è composito: ci sono i «bulli» guidati dal segretario Critelli e tra questi ci sono alcuni dei consiglieri comunali che hanno firmato la nota che certificava la spaccatura su Làbas. Ma il fronte del partito che considera la legalità un valore non negoziabile è più largo e ha nel deputato Andrea De Maria il principale custode dell’ortodossia. Quella dei rapporti con i movimenti è una storia antica e la linea di De Maria e di altri esponenti dem viene dalla cultura politica del Pci, rinfrescata negli ultimi anni dalla linea dura di Sergio Cofferati, il sindaco venuto da Cremona. Su questa linea ci sono anche i renziani di Per Davvero e la corrente di Gianluca Benamati. Il candidato naturale per il 2021 di questa area potrebbe essere l’assessore Irene Priolo. «A volte, come i farisei, pensiamo che vedere Gesù che mangia con i peccatori vuol dire che li giustifica, o è peccatore anch’esso», ha detto l’arcivescovo per giustificare il suo incontro al Tpo. Ma Zuppi è un pastore che cerca le anime, per i politici è diverso. Il rapporto con i «peccatori» scorre su un filo sospeso: si può cadere, perdere il popolo e fare la fine dei farisei, oppure diventare peccatori.