Bonfiglioli, la prima pietra di Evo
Via ai lavori per lo stabilimento, a 300 lavoratori un mese di formazione (e il tablet)
La prima pietra simbolica è fatta di tre mattoni con led incorporato. La prima pietra effettiva sarà posata nelle prossime settimane, a 50 metri dallo stabilimento storico di Calderara di Reno. Bonfiglioli Riduttori ha dato il via alla costruzione di Evo, che tra poco più di un anno sarà il cuore pulsante del gruppo. Costo 60 milioni, per una fabbrica che sorgerà su un’area di 148.700 metri quadrati e una superficie calpestabile di 58.500.
Ci vorrà qualche anno per vedere lo stabilimento completato con il quartier generale. Ma entro marzo 2019 sarà in funzione il capannone produttivo, da 35.000 metri capace di produrre un milione di unità all’anno. E ad agosto apriranno gli uffici. Con il nuovo stabilimento rientrerà in fabbrica l’intera produzione degli ingranaggi. Per la multinazionale tascabile dei riduttori Evo è il centro attorno a cui ruota tutto il rinnovamento per rimanere al passo con l’Industria 4.0. Ci lavoreranno, a regime, 600 persone: qui verranno i 136 dipendenti che lavorano a Vignola, dove lo stabilimento verrà chiuso.
E da qui il gruppo, che impiega 3.700 persone nel mondo, tenterà di tenere il ritmo di crescita degli ultimi anni. Il fatturato nel 2017 ha toccato quota 808 milioni, quasi 200 in più di quelli che registrava a fine 2013. «E quest’anno cresceremo ancora», promette il ceo Fausto Carboni. Ma per farlo il nuovo stabilimento, da solo, non basta. Così come non sono sufficienti i robot.
«Parliamo sempre di utensili che sono comunque oggetti inerti se non c’è una figura umana che li utilizza — spiega la presidente Sonia Bonfiglioli — La persona è il cuore di tutto». E così va avanti anche il lavoro per formare i dipendenti al nuovo paradigma produttivo. Si chiama Bonfiglioli digital re-training, la prima «classe» ha iniziato il 28 marzo e finirà a giugno: è fatta di 15 dipendenti di tutte le età. Ma sui 600 che lavoreranno nel nuovo stabilimento, quelli che passeranno per la formazione saranno almeno 300, tra impiegati e operati, distribuiti su quattro mansioni: tecnologo, planner, manutentore, conduttore.
Tutti muniti di ipad, stanno svolgendo un percorso di 200 ore, 25 giorni interi di formazione. Con due filoni: quello tecnico, in cui si impara a capire e usare le tecnologie (si lavora su temi che spaziano dalla cybersecurity alla manifattura 4.0), e quello culturale. Su questo secondo aspetto si lavora su elementi come la comunicazione e il problem solving, ma anche sulla capacità di rimettersi a studiare a ogni età. Elemento, questo, che servirà sempre di più in futuro. Perché se è vero che «due terzi dei bambini che iniziano la scuola faranno lavori che ancora non esistono», come ricorda il capo delle risorse umane Santino Carlino, riaggiornarsi diventa inevitabile.
Il piano di formazione è stato concertato con la Fiom, la Fondazione Aldini Valeriani e la Regione, che a percorso ultimato fornirà una certificazione che i dipendenti potranno «spendere» anche sul curriculum: «Nell’industria 4.0 non lavoreranno meno persone, ma persone più preparate», sostiene l’assessore al Lavoro Patrizio Bianchi, presente alla posa della prima pietra. Vicino a lui la sindaca di Calderara Irene Priolo: «A fare le cose per bene si fa fatica, ma viene ripagata».