«Sto con Roberto, impossibile fare di più»
L’ex tecnico rossoblù, mai amato dalla piazza nonostante i buoni risultati
Francesco Guidolin, è pronto per ripartire?
«Sì, sono in formissima, ma vivo l’attesa con grande serenità, anche perché è stata una scelta mia. Ora, se arriva la chiamata giusta, sono felice, se poi non arriva, sto bene anche così. Tra l’altro sto commentando il calcio inglese per Fox Sports e questa è un’esperienza che mi diverte molto».
C’è sempre la Premier League in cima ai suoi pensieri, è vero?
«Le dico la verità, mi piacerebbe fare qualcosa di nuovo e di diverso rispetto al passato».
Cioè?
«È vero, poter tornare ad allenare in Premier sarebbe il massimo, ma sarebbe anche bello allenare una nazionale o una squadra che abbia un progetto importante che porti fino alla Champions League».
Come dire: addio Italia.
«In Italia ho allenato a lungo, alle spalle ho più di 600 partite, è stato un percorso anche felice, ma penso di aver già dato».
Ferguson e Wenger, ovvero quasi una vita intera nella stessa società, in Italia dopo tre anni un allenatore come minimo viene a noia.
«Ma io sono stato cinque anni a Udine e quattro a Bologna. Comunque mi creda, più il tempo passa e più il mondo è paese».
In che senso?
«Prima cacciare un allenatore era un’abitudine soprattutto italiana, ora anche in Inghilterra è così, al di là di Ferguson e Wenger. Poi è vero che in Premier si può vivere ancora più serenamente che in Italia».
A Bologna Donadoni dopo tre anni è già come il fumo negli occhi per una parte dei tifosi.
«Eppure ha sempre raggiunto il suo obiettivo».
Il Bologna gioca male, non diverte, dicono.
«Ma per fare un calcio divertente, servono anche giocatori bravi».
Ci sembra di capire che lei sia con Donadoni.
«Ci sono due aspetti. Il primo: le critiche a Donadoni mi sembrano ingiuste, perché stiamo parlando di un allenatore preparato che sa fare bene il suo lavoro e di una persona estremamente seria. Il Bologna è salvo da tempo, e allora cosa gli si può chiedere di più. Poi in fondo mi sembra che fosse questo l’obiettivo della società».
E il secondo aspetto qual è?
«Bologna la conosco, avrebbe bisogno di qualcosa di gustoso, magari di avvicinare la quota europea. Ricordo che quando abbiamo fatto l’Intertoto, nonostante incontrassimo squadre quasi sconosciute, la gente era molto interessata».
Ma ciò dipende soprattutto da Saputo e dai suoi investimenti.
«Guardi, ho conosciuto Saputo quando c’era la possibilità di andare agli Impact. Mi sono incontrato con lui e mi sono fatto l’idea che sia una persona seria e con tanta voglia di fare calcio. La progressione del Bologna sarà lenta ma costante, Bologna deve solo aspettare i tempi giusti. Io come tifoso del Bologna sarei tranquillo con un presidente come Saputo».
Gudolin ascolti, si è mai chiesto perché i finali di campionati del Bologna sono sempre senza acuti?
«Dimentica che i miei Bologna hanno avuto una progressione anno dopo anno e che al terzo siamo arrivati quarti all’ultima giornata, potendoci giocare un posto in Champions League».
No, non lo abbiamo dimenticato, ma ammetterà che anche i suoi Bologna hanno fatto fatica nell’ultima fetta del campionato.
«In Italia è anche una questione di motivazioni, quando vedi che la zona Europa è troppo lontana e anche la zona retrocessione non ti riguarda inevitabilmente qualcosa perdi sul piano dell’intensità e della concentrazione. Soprattutto quanto di fronte hai squadre che si giocano la vita per un obiettivo o un altro».
In Inghilterra invece non è così.
«Noi siamo italiani e inconsciamente qualcosa lasciamo per strada, in Inghilterra c’è un’altra cultura, un’altra mentalità, e sul campo si vede».
Bologna la conosco, ha bisogno di qualcosa di gustoso e avvicinarsi all’Europa sarebbe decisivo. Ma Saputo è uno serio, questo club crescerà con costanza