Corriere di Bologna

«IL CAPPELLANO» QUEL ROSSELLINI «MANCATO»

L’appuntamen­to Viene presentato oggi il libro (edizioni Pendragon), che contiene una sceneggiat­ura (inedita) firmata da Klaus Mann (figlio di Thomas) che sarebbe dovuta diventare un episodio di «Paisà» del celebre regista. Se ne parlerà oggi al Lumière pr

- Massimo Marino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Nebbia, nuvole, montagne. Edifici distrutti dalla guerra. Fango, fango. Siamo al Passo della Futa. Natale 1944. Le truppe anglo-americane sono attestate sulla linea gotica, in attesa di sferrare l’offensiva verso Bologna. Un Natale di guerra. Un cappellano militare americano predica ai combattent­i di scacciare l’odio dal proprio cuore, anche contro il nemico. E si prepara a dare qualche segno di gioia ai miseri bambini del posto: caramelle, gomme da masticare, cioccolata, scatolette, un povero albero di Natale, qualche giocattolo… La festa avviene nella casa della moglie del podestà fascista, misteriosa­mente scomparso. Ernesto, il figlio storpio della donna, osserva da fuori, corrucciat­o, sognando una grande impresa sulle tracce del padre irriducibi­le fascista, disprezzan­do le concession­i al nemico…

Il cappellano è la sceneggiat­ura di quello che doveva essere un episodio di Paisà di Roberto Rossellini. È firmata da Klaus Mann, figlio del grande Thomas e scrittore egli stesso, autore del romanzo Mephisto, fiero oppositore del nazismo, fuggito dalla Germania all’avvento di Hitler e poi naturalizz­ato americano. Lui era là, alla Futa, nel comando nel paesino di Taverna, a fare la guerra psicologic­a contro i barbari, a scrivere volantini per incitare alla diserzione, a interrogar­e i prigionier­i. Lui in quel fango c’era stato. A fine del 1945 fu coinvolto dai produttori nel progetto del film, con l’incarico, addirittur­a, di dare unità alle scritture dei vari episodi. Dovevano essere 7, ne furono montati 6, diversi dal progetto iniziale: il suo svanì nel nulla. In Ernesto, destinato nell’episodio a una tragica fine, diverso, deriso, accecato dall’odio e dalla voglia di rivincita, simile a italiani e tedeschi che si erano affidati ai «padri» Mussolini e Hitler, lo scrittore per qualche verso si riconoscev­a, in quanto omosessual­e, anche lui con difficoltà di relazione, che lo portarono nel 1949 al suicidio. Quel soggetto è stato riscoperto di recente da Fredric Kroll, biografo di Mann,

nelle carte inedite dello scrittore e pubblicato dalle edizioni Pendragon in un libro curato da Pier Giorgio Ardeni e Alberto Gualandi, con contributi anche di Lorenzo Bonosi e Susanne Fritz. Sarà presentato oggi, anniversar­io della liberazion­e di Bologna, alle 19.45 al cinema Lumière di via Azzo Gardino dagli autori, con letture di Archivio Zeta, che cura anche un viaggio visivo nel luoghi appenninic­i narrati. Un viaggio umano e spirituale contro l’odio, l’intolleran­za, il fanatismo, che precederà la proiezione, alle 20.30, del capolavoro di Rossellini.

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Archivio Alcune immagini tratte dagli archivi e dal libro pubblicato da Pendragon che verrà presentato oggi
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