Il Pink Floyd pensiero secondo Roger Waters
Al via stasera la maratona di concerti all’Unipol Arena
Ci sono due fazioni ben distinte nel mondo dei Pink Floyd. La prima pensa che il gruppo sia stato solo ed esclusivamente l’ex bassista Roger Waters; la seconda, invece, è legata alla chitarra di David Gilmour. Una terza, però ormai caduta in disgrazia, ritiene che il gruppo sia finito nel momento della dipartita di Syd Barrett, ma questa è un’altra storia. Oggi la mente dei Pink Floyd, Roger Waters, è alla Unipol Arena per il primo dei quattro concerti previsti a Bologna (21, 22, 24 e 25 aprile), i biglietti per le prime due date bolognesi del «Us + Them tour» si sono volatilizzate in meno d’ora e gli organizzatori hanno aggiunto altri due appuntamenti, quello del 25 aprile prevede il pubblico in piedi nel parterre. Il tour è iniziato il 26 maggio 2017 a Kansas City e un paio di giorni fa ha festeggiato a Milano la centesima data. Come annunciato dallo stesso Waters all’indomani dell’inizio, la scaletta del concerto si basa al 75% sui brani dei Pink Floyd ed il restante 25% su canzoni estrapolate dalla carriera solista di Roger, carriera che ha visto la pubblicazione di un nuovo album, «Is This The Life We Really Want?», nel 2017. Il nome del tour prende spunto dal titolo di una canzone contenuta nel plurimilionario album «The dark side of the moon» e dal discorso di Barack Obama sulle riforme dell’immigrazione, nelle quali non c’era spazio per un nazionalismo basato su «noi e loro». Waters, infatti, non nasconde la sua avversione verso una certa politica fondata sull’odio. Durante il concerto non mancano prese di posizione contro il presidente degli Stati Uniti d’America, o contro coloro che seminano paura. La forte vena critica nei confronti di Trump ha portato alcuni sponsor a non voler associare la propria immagine con quella del tour, mentre alcuni spettatori sono usciti in anticipo dai luoghi dei concerti. «C’è sempre Katy Perry da poter vedere dal vivo» ha detto Waters nei confronti di questi spettatori critici. Costato 4 milioni di dollari per la produzione, negli soli Stati Uniti ha incassato 25 milioni di dollari ponendosi tra i tour più redditizi dell’anno, nella prima parte ci sono stati 63 sold out. Pezzi di storia sotto forma di canzoni uniti ad un altissimo livello tecnologico fanno di questo tour l’evento (permetteteci la parola) nel circo del rock di questi ultimi due anni. Il caso vuole che il 21 aprile è la festa di liberazione di Bologna, il 25 quella d’Italia, qualcuno lo dica a Roger.