Corriere di Bologna

AGGIORNARE LE GEOGRAFIE

- di Franco Farinelli

Bisogna fare attenzione alla lezione di geografia che in questi giorni monsignor Matteo Zuppi va impartendo a Bologna e per Bologna. Anzitutto non è casuale il dato topografic­o, l’itinerario del nostro vescovo, prete di strada, cioè della Chiesa in uscita voluta da papa Francesco. Il suo cammino ha preso le mosse dal Tpo di via Casarini, centro sociale posto proprio all’orlo tra il centro storico e la Bologna del Novecento, ha raggiunto piazza Verdi, la zona più periferica del centro, e terminerà in piazza Maggiore il Primo maggio, in occasione della festa dei lavoratori. Un percorso concreto e insieme simbolico, una civile Via Crucis le cui stazioni corrispond­ono ad altrettant­i luoghi emblematic­i della realtà politica e sociale bolognese, discosti e distinti a dispetto della loro vicinanza, ma che il pellegrina­ggio del pastore vuole invece mettere in corrispond­enza, far dialogare. Perché, ha detto il vescovo, la «città è una e dobbiamo capire tutti insieme dove vuole andare». E per capirlo bisogna rimuovere «le trincee che non hanno più riscontro nella vita», bisogna insomma «aggiornare le geografie». Da Kant in poi i geografi sanno che per capire qualcosa del mondo non basta fare la geografia di quel che vediamo, ma prima ancora bisogna fare la geografia dello spazio buio che abbiamo in mente. Ciò cui siamo dunque richiamati da monsignor Zuppi è una vera e propria metanoia, come nei termini della tradizione religiosa andrebbe detto, un totale rivolgimen­to della nostra maniera di pensare la nostra città e rapportarc­i a essa. Dobbiamo farlo perché «siamo antichi». Ci si permette qui di interpreta­re che proprio perché siamo antichi possiamo farlo. Per decidere dove andare Bologna deve ripensare tutta se stessa, questione più profonda dal mettere insieme un nuovo storytelli­ng o impostare una plausibile strategia per promuovere il proprio brand, cose che comunque mancano. La civile metanoia invocata dal vescovo implica, per Bologna, l’autentica presa di coscienza della propria natura, cioè la meditazion­e sul senso intimo della propria storia. Sarà questa verità il dono che il Primo maggio monsignor Zuppi depositerà sulla soglia di Palazzo d’Accursio, nella convinzion­e che «la vera divisione è tra persone perbene e non perbene». Proprio come tre secoli prima di Cristo un signore di nome Eratostene scriveva che l’unica vera geografia sarebbe stata quella in grado di distinguer­e gli uomini buoni da quelli cattivi.

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