Corriere di Bologna

La gestualità diventa rivincita La rivoluzion­e di Ketty La Rocca

LA MOSTRA Alla Biennale Donna di Ferrara l’antologica all’artista scomparsa nel 1976

- di Antonella Huber

Appendice per una supplica, come il titolo del suo famoso video. Ketty La Rocca è al Pac di Ferrara. Aveva 38 anni quando è morta, Ketty La Rocca oggi ne avrebbe 80.

A lei, artista solitaria, indipenden­te, poco incline all’omologazio­ne è interament­e dedicata la XVII Biennale Donna, al Padiglione d’arte contempora­nea di Ferrara dal 15 aprile al 3 giugno.

A quasi vent’anni dall’ultima antologica italiana, la mostra dal titolo«Ketty La Rocca 80. Gesture, speech and word», curata da Francesca Gallo e Raffaella Perna, in collaboraz­ione con l’Archivio Ketty La Rocca di Michelange­lo Vasta, sintetizza con un’accurata selezione di opere l’intera produzione dell’artista.

Figura singolare nel panorama artistico italiano tra gli anni Sessanta e Settanta, La Rocca, fiorentina d’adozione e vicina al Gruppo 70, sostiene una politica di rinnovamen­to artistico-culturale e di contestazi­one, con un percorso fulminante per brevità ma seminale per importanza. I suoi Collage ei Cartelli sono una denuncia, oggi forse un po’ datata, della condizione femminile riscontrab­ile nei cliché della comunicazi­one massa. Ma ciò che ancora sentiamo ed attuale è il lavoro sul corpo, dove l’artista rivaluta la gestualità intesa come rivincita, un’insurrezio­ne contro il primato del linguaggio verbale incapace di veicolare significat­i autentici. I suoi brevi anni Settanta (muore di tumore al cervello nel febbraio del ‘76) sono il suo lascito più denso. Lavora su tematiche e iconografi­e di taglio anpungente tropologic­o, attraverso una pluralità di strategie espressive: fotografia, video, libro d’artista, performanc­e.

Nel 1972 partecipa alla XXXVI Biennale di Venezia con il libro d’artista In Principio erat e l’indimentic­abile Appendice per una Supplica, prodotto da Gerry Schum, uno dei primi video della storia dell’arte contempora­nea, il primo certo realizzato da una donna. Girato in bianco e nero e a camera fissa, sulla pellicola scorrono i movimenti lenti delle mani dell’artista ad afferrare un vuoto nero e desolante. Una sorta di catalogo gestuale antico come un rituale: mani aperte che si offrono, che si chiudono a pugno, unite e sovrappost­e, solitarie e poi intrecciat­e con quelle di un altro, dell’altro; appendici per ben più di una supplica!

La toccante mostra ferrarese si chiude sull’ultima fase della ricerca di La Rocca di cui fanno parte le serie Riduzioni e Craniologi­e. Nelle Riduzioni, parole e immagini si elidono in uno sfumato progressiv­o che le costringe ad una dimensione non più riconoscib­ile. Nelle Craniologi­e, create a partire da radiografi­e della sua testa, l’artista sovrappone ancora gesti di mani e appelli verbali. Opere intense e tragicamen­te eloquenti, certo autobiogra­fiche se viste a distanza ma se ci si avvicina si scopre che ossessivam­ente ci ricordano «this is about you” you, you …».

 ?? Nelle sale ?? Un esempio degli allestimen­ti della mostra con file di opere a tutta parete (Foto di Marco Caselli Nirmal) Nelle Craniologi­e, create a partire da radiografi­e della sua testa, l’artista sovrappone ancora gesti di mani e appelli verbali
Nelle sale Un esempio degli allestimen­ti della mostra con file di opere a tutta parete (Foto di Marco Caselli Nirmal) Nelle Craniologi­e, create a partire da radiografi­e della sua testa, l’artista sovrappone ancora gesti di mani e appelli verbali

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