Parla Donadoni «Ora facciamo il salto di qualità»
Il mister: «Sono convinto, siamo in grado di fare il salto di qualità Possiamo fare veramente qualcosa in più ma bisogna crederci»
Una piccola scossa arriva solo dopo il 90’, in sala stampa, con la domanda di un collega sardo, molto diretta, la prima: mister, negli ultimi giorni s’è sparsa la voce che lei è il candidato alla panchina del Cagliari per la prossima stagione. Bologna è tutt’orecchi, da una parte i pro, dall’altra i contro. La risposta di Donadoni è scontata, «parlare adesso del prossimo campionato mi sembra un po’ azzardato, a noi come al Cagliari mancano ancora quattro partite, tutte e due le squadre cercheranno di fare il meglio possibile e questa è l’unica cosa a cui tengo, il resto dei discorsi li vedremo, li valuteremo più avanti». Come da copione il tecnico, dopo aver ricordato i suoi felici trascorsi in terra sarda con tanto di piacevoli dimostrazioni d’affetto dei tifosi cagliaritani di cui va orgoglioso, non esclude categoricamente (perché nel calcio si sa che le cose possono cambiare in fretta, eccetera, eccetera). Rimane il fatto che a Bologna Donadoni non viaggia sulle ali dell’entusiasmo, né suo né del pubblico, e solo delle buone prestazioni con qualche risultato positivo possono riequilibrare un po’ il giudizio sul suo operato, al momento non brillantissimo. Prima chance fra una settimana, «vogliamo fare bene», alla luce di due prestazioni accettabili: convinta ma perdente a Genova all’ultimo respiro, passabile ieri a Cagliari contro una squadra soprattutto affamata.
Rimane un dato di fondo: la squadra non graffia, tira poco, fatica a incidere sotto porta, manca sempre qualcosina negli ultimi metri, nell’ultimo passaggio e talvolta anche nelle conclusioni. È il tormentone dell’anno. «È così, è l’aspetto che durante il campionato non ci ha permesso di avere quei 5-6-7 punti in più facili (eccolo lì l’agognato decimo posto ndr) ed è un rammarico grande: dobbiamo fare tutti dei mea culpa». Convinzione, cattiveria, determinazione. «Io sono convinto che possiamo fare qualcosa di più, bisogna crederci se vogliamo fare il salto di qualità. Ma la sicurezza nei propri mezzi non è che qualcuno te la inietta come un prodotto qualsiasi, il giocatore deve convincersi, non avere timore di fare la giocata, prendere in considerazione anche lo sbaglio, ma osare. Solo così magari alla fine non finisce 0-0. Tutte queste imprecisioni, un’imperfetta gestione della palla ci creano problemi nella finalizzazione: sembra quasi che incidere o concretizzare sia un optional o arrivi per grazia ricevuta». Insomma parole. L’analisi della partita è semplice, «siamo sempre rimasti con la difesa a tre anche quando è entrato Mbaye, con Masina un po’ più in copertura per consentire a Orsolini dall’altra parte di spingere di più, ma non siamo stati troppo intraprendenti, seppure è vero che li abbiamo limitato bene concedendogli molto poco sugli esterni dove correvano i temi ricorrenti avendo in mezzo uno come Pavoletti. Sì, ho pensato a proteggermi, ma anche ad avere la spinta giusta per metterli in difficoltà, cosa però fatta solo a tratti». Singhiozzi, piccoli sussulti. Mai disdegnare un pareggio fuori casa: la partita sarà stata combattuta, ma poco divertente. Prestazioni dei singoli così, così, con un Romagnoli al centro della difesa uscito per affaticamento che è convinto di poter fare ancora bene in rossoblù e spera di fare un regalo alla tifoseria «e anche a noi stessi» col Milan.