IL FUTURO DEL MISTER
Il Bologna non è la Snai, non può e non deve vivere di scommesse. Quindi, o arriva Gasperini o un altro allenatore capace di fare la differenza, oppure tutta la vita è costruttivo andare avanti con Donadoni; e non solo perché c’è in ballo un contratto fino al 2019 da 4,3 milioni lordi più i premi. Cambiare per cambiare rischierebbe di essere l’abc di un’annata tremendamente sofferta. Bologna è divisa, tanti vorrebbero il suo addio e tanti vorrebbero che restasse, l’importante è che abbia un’unica idea nella testa il Bologna: una volta per tutte dovrà inviare al prossimo un segnale di forza, da società vera che sa quel che fa e anche quel che vuole. Quanto Donadoni abbia le spalle larghe (e sia un parafulmine per chi lavora a Casteldebole) è evidenziato anche dal comportamento della squadra, che in questa settimana avvelenata da uno striscione ostile nei confronti dell’allenatore non lo ha abbandonato e nei fatti ha giocato anche per lui. È evidente che poi Donadoni dovrebbe essere messo nelle condizioni di fare bene sia da Saputo sia da Bigon perché, come ha detto Guidolin, per costruire un calcio concreto, divertente e gustoso ci vogliono bravi giocatori e non discorsi. Magari anche con una certa esperienza alle spalle, che sono quelli che Donadoni preferisce e dai quali è più seguito. E se il progetto giovani dovrà aspettare per un altro anno, pazienza. Avete capito bene, conoscendo Bologna e chi governa e gestisce il Bologna è sempre meglio l’usato sicuro che il nuovo che avanza.