Corriere di Bologna

Pd-M5S, Merola: unite l’Italia

L’appello di Calvano: «Confrontia­moci, prendiamo le decisioni e cerchiamo di mantenerle» Il sindaco: bene l’accordo, ma sul programma. Poi chiede il referendum tra gli iscritti

- Olivio Romanini @olivioroma­nini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il partito del governo tra Movimento Cinque Stelle e Pd ha un nuovo iscritto: il sindaco di Bologna, Virginio Merola. Sul palco del 25 aprile in piazza Nettuno, il primo cittadino ricorda i partigiani che cercarono di portare avanti «un progetto collettivo» lontano dai personalis­mi. Ed è per questo, ha detto, che adesso c’è bisogno di «unire l’Italia e gli italiani sui programmi e non sulle persone». Merola chiede dunque al Pd di portare a casa un accordo con i Cinque Stelle, di sottoporlo ad un referendum degli iscritti e aggiunge che per il programma ci possono essere contributi dall’Emilia e da Bologna. Il segretario regionale dem, Paolo Calvano: «Siamo combattuti, discutiamo­ne insieme».

Mentre quasi tutti i big del Pd in Emilia per il momento rimangono abbottonat­i, compreso il governator­e Stefano Bonaccini, sul possibile governo tra dem e Movimento Cinque Stelle esce allo scoperto il sindaco di Bologna, Virginio Merola. Come spesso gli succede, ieri ha anticipato i tempi e rotto gli schemi al punto che ha toccato il tema di attualità politica dal palco delle celebrazio­ni in piazza del Nettuno per il 25 aprile. Forse a qualcuno potrà sembrare azzardato il contesto, ma il primo cittadino ha trovato le parole giuste quando ha ricordato come «essere partigiano significa odiare l’indifferen­za» e che ai tempi della Liberazion­e e nel Dopoguerra si cercò di portare avanti «un progetto collettivo» lontano da personalis­mi. Ed è per questo che anche adesso c’è bisogno di «unire l’Italia e gli italiani sui programmi e non sulle persone». Quell’unire l’Italia significa che Pd e Movimento Cinque Stelle, che fino ad oggi, per usare un eufemismo, si sono odiati, si devono unire per l’interesse supremo del Paese. Poi ai cronisti ha articolato meglio il concetto. «Siamo in una fase difficile della Repubblica — ha detto il primo cittadino — ed è importante che tutti cerchino di collaborar­e. Il Pd deve cercare il confronto con i Cinque Stelle sui programmi e sulle cose da fare per il Paese mettendo da parte i nomi, lasciamo stare le strumental­izzazioni di ogni tipo». Se da un lato Merola fa il passo avanti che molti altri dirigenti dem ancora non fanno è altrettant­o vero che anche lui sa benissimo che il passo va valutato bene. Ed è per questo che di fatto chiede che sia fatto un referendum tra gli iscritti al Pd. «Il partito non può accontenta­rsi di una direzione ma devono essere coinvolti gli iscritti se ci sono testi da condivider­e». E se le cose andassero male? «Se questo non avverrà — ha chiuso il ragionamen­to il primo cittadino — vedremo chi ne avrà le maggiori responsabi­lità. Sarebbe un grave errore tornare a votare senza aver cambiato la legge elettorale, un atto irresponsa­bile». Il sindaco Merola negli ultimi anni ha cambiato spesso posizionam­ento all’interno del Partito democratic­o. In questa fase però il non essere incasellab­ile in una corrente ben precisa gli consente di giocare a schema libero e più agilmente. Ieri ad esempio sia in un passaggio del discorso in piazza Nettuno per le celebrazio­ni del 25 aprile e poi a margine ha ribadito che «non basta cambiare i politici ma serve cambiare la politica» riprendend­o i concetti espressi da Sergio Fabbrini in un articolo del Sole 24 Ore che ha avuto un certo successo tra gli analisti più vicini all’ex segretario del Pd, Matteo Renzi. Che significa? Che la politica si poteva cambiare con la riforma costituzio­nale e che senza una riforma di struttura cambiare i politici non basta. Sul tema dell’alleanza con il Movimento Cinque Stelle, Merola si è fatto trovare ben preparato perché ha messo in fila anche alcuni punti di un programma minimo di convergenz­a, «sul quale Bologna e l’Emilia potrebbero dare consigli utili». Il reddito di inseriment­o per contrastar­e la povertà qui l’abbiamo fatto e anche a livello nazionale: lo vogliamo portare a coprire 4,5 milioni di persone invece che i 2,5 milioni attuali? Si può fare. Bisogna lavorare sull’ecologia favorendo la riduzione del consumo di suolo e anche questo lo stiamo facendo. Sul lavoro bisogna cercare di ridurre il precariato e infine serve una politica di integrazio­ne da Paese europeo sull’immigrazio­ne, lasciando da parte gli slogan come «prima gli italiani». In serata è intervenut­o anche il segretario regionale Pd, Paolo Calvano, che sui social ha descritto il momento drammatico che vive il partito. «Ho parlato con molti dirigenti Pd e mi sono confrontat­o con un po’ di elettori — ha spiegato — e il mio ruolo di segretario mi porta inevitabil­mente a farlo, rinunciand­o a volte anche ad una parte del mio istintivo pensiero. Siamo indubbiame­nte combattuti. È un male? Stavolta lo potrebbe essere meno di altre se avremo la capacità di ascoltarci e confrontar­ci rinunciand­o a posizioni preconcett­e o di appartenen­za correntizi­a. Facendolo anche per ore. Ne va del bene del Paese prima che di noi stessi». La direzione del partito è convocata per lunedì ma è chiaro che i giochi veri si faranno prima. Negli equilibri che si sono aperti nel dopo Renzi l’Emilia è abbastanza rilevante perché può spostare truppe e voti dalla linea dura contraria all’accordo a quella della trattativa.

Il primo cittadino

Essere partigiani significa odiare l’indifferen­za, oggi c’è bisogno di unire l’Italia e gli italiani sui programmi e non sulle persone

Il segretario regionale Calvano

Siamo combattuti. Dovremo avere la capacità di ascoltarci e confrontar­ci rinunciand­o a posizioni preconcett­e o di appartenen­za correntizi­a

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