«Le maestre? Fulmine a ciel sereno»
Marcheselli guida l’Istituzione Scuola: «Però il sistema pubblico-privato funziona»
«Le dimissioni del direttore Ferretti dalla Ies per me sono state un fulmine a ciel sereno, ci sono progetti importanti su cui stavamo lavorando insieme, primo fra tutti quello sui Centri anni verdi».
Così il presidente dell’Istituzione scuola ed ex provveditore Paolo Marcheselli commenta l’addio del direttore alla guida dei servizi educativi. «Il sistema pubblico-privato bolognese funziona, ma le maestre non dicano sempre no: così non vince nessuno».
Da ex provveditore conosce bene le dinamiche della scuola; da presidente in carica della Ies adesso conosce bene anche le dinamiche dell’amministrazione comunale. Paolo Marcheselli ha accolto con «grande rammarico» la decisione del direttore dell’Istituzione, Maurizio Ferretti, di lasciare la guida della Ies dopo soli 17 mesi, «un breve periodo che pure ha consentito di apprezzare le sue doti professionali e umane, unitamente a una disponibilità piena apprezzata dal cda».
Marcheselli, ma all’interno del cda della Ies non era trapelato niente sulle dimissioni di Ferretti o erano in realtà annunciate, come ha sostenuto ieri il sindaco Merola?
«Per me è stato un fulmine a ciel sereno, perché solo qualche giorno prima delle sue dimissioni avevamo parlato delle prospettive della Ies. Ho vissuto il suo addio con stupore e rammarico, perché sono stati mesi di lavoro intenso e di piena sintonia tra direzione e cda, condizione che ha consentito di avviare percorsi di nuove prospettive di maggiore efficienza dei nostri servizi. D’altra parte le scelte professionali e umane di ciascun lavoratore vanno rispettate, ancor più se, come in questo caso, sono accolte dall’amministrazione e se non c’è un vincolo, come nello Stato, di almeno tre anni per portare avanti gli obiettivi fissati».
Ma bastava il vincolo dei tre anni per tenere legato Ferretti alla Ies, secondo lei, o serviva altro?
«Il vincolo dei tre anni sarebbe servito per conseguire gli obiettivi dati dal Comune. Dopodiché servono anche risorse certe».
Che sono mancate alla Ies?
«I vincoli del mancato turn over riguardano il Comune di Bologna come il resto del Paese. Non è un problema solo della nostra amministrazione. La Ies non ha problemi di bilancio, ma forse dovrebbe contare almeno su due figure amministrative in più, anche perché il lavoro, con il progetto dei Centri anni verdi (Cav), è aumentato. E proprio sui Cav già da ora occorre delineare i percorsi operativi per avviare le nuove attività educative a partire dal prossimo settembre».
Ma come lo vede lei il conflitto con le maestre comunali? Si risolverà?
«Occorre che con molta serenità si affrontino i doveri contrattuali, anche in modalità concordata. Ma quello che spiace vedere, e che non può accadere, è che non può non andare mai bene nulla al personale. Sull’estate ai docenti non va bene nè l’impegno educativo nè quello della formazione prospettata quest’anno. Il rifiuto a prescindere non va bene e non è una vittoria di nessuno».
I sindacati e il personale comunale chiedono di sanare il conflitto, equiparando i lavoratori con il contratto enti locali a quelli con il contratto scuola. Si arriverà mai a questo?
«No, è una prospettiva impossibile da realizzare. Ci vuole una legge dello Stato per fare quello che chiedono, altrimenti la Corte dei Conti viene a chiedere spiegazioni all’amministrazione».
Comunque, a quattro anni dalla sua costituzione, la Ies non ha ancora trovato pace. Due direttori cambiati. Lei è il secondo presidente in carica. Che prospettive ci sono per l’Istituzione?
«La Ies è molto giovane rispetto ai tempi della pubblica amministrazione. Io che ci ho vissuto una vita, nella pubblica amministrazione, lo so che i tempi per assimilare le novità sono lunghi, anzi lunghissimi. Ma la pubblica amministrazione ha secoli di storia, diamole fiducia».
I servizi educativi, secondo lei, hanno bisogno di essere svecchiati?
«Sì che vanno svecchiati. Il sistema integrato pubblico-privato è la strada giusta, perché mettendo in campo il privato, il pubblico è costretto a un confronto costruttivo. Non va bene la totale esternalizzazione, nè va bene un sistema totalmente pubblico. Quello di Bologna è un sistema in gran parte integrato in realtà, quindi siamo sulla buona strada».
E le maestre su che strada sono?
«Sono una categoria che fa ancora fatica a guardare fuori, ha abitudini consolidate difficili da smontare. Che una cosa sia sempre stata fatta in un certo modo, non significa che non abbia bisogno di essere cambiata».
” Ex provveditore Che una cosa sia sempre stata fatta in un certo modo, non significa che non abbia bisogno di essere cambiata