NON FRENIAMO IL SALTO TRIPLO
Stati Uniti, Germania e Asia Orientale: è questa la corsia del salto triplo che vede correre spedito (+6,5%) l’export bolognese la cui prestazione è ormai oltre i 13,6 miliardi. Per il futuro s’intravede uno scenario roseo dal versante asiatico, avendo il presidente Xi Jinping annunciato una nuova fase di apertura dell’economia cinese, e uno a tinte fosche dal lato americano, a seguito delle misure protezionistiche di Trump.
Come fare i conti con ritorsioni che si tradurranno in un circolo vizioso tanto per il commercio quanto per la politica internazionale? Coglieremo le opportunità dischiuse dalla crescente propensione cinese verso la più ampia libertà degli scambi? Di fronte a tali interrogativi, la comunità bolognese dovrebbe reagire in due modi. Per un verso, non lasciarsi ammaliare dal canto della sirena del protezionismo che esalta i benefici, per le imprese locali, di una minore concorrenza da parte dei prodotti stranieri una volta che si restringono le relazioni commerciali con l’estero. Tapparsi l’orecchio rivolto alla sirena permette di ascoltare meglio, con l’altro, la voce dei consumatori che si affidano alla libertà dei commerci per poter acquistare merci migliori o più economiche.
La seconda reazione sta nel contrastare politiche che alzano barriere culturali, ancor prima che economiche, tra le nazioni. Nelle menti dei protezionisti si addensano pensieri e propositi che portano a costruire alte mura di cinta per scoraggiare le interazioni tra i popoli. Simili intendimenti produrrebbero per Bologna un grave danno culturale. Pensiamo ai 544.500 studenti cinesi che nel 2016 hanno intrapreso o continuato i loro studi all’estero; un numero destinato a raggiungere presto le ottocentomila unità. Secondo Uni-Italia, l’associazione che cura le relazioni con gli studenti disposti a passare un periodo di studio nel nostro Paese, l’Alma Mater è in cima alla classifica delle università più attrattive per i tredicimila studenti cinesi in Italia. Ogni anno, circa 750 studenti cinesi frequentano il nostro ateneo tramite il programma Marco Polo e altri accordi di mobilità. Inoltre, l’Accademia di Belle Arti di Bologna è una delle scuole d’arte italiane da loro più apprezzate.
I cinesi studenti a Bologna sono ambasciatori della cultura che viaggia insieme ai commerci. Operiamo affinché quei giovani possano svolgere nelle migliori condizioni il compito di trait d’union.