La packaging valley Spa paga cento milioni Gima TT: «Philip Morris non ci spaventa»
Approvati i bilanci delle due società di Ozzano. Sonia Bonfiglioli entra nel cda di Ima
Nella seconda metà di maggio gli azionisti delle due quotate bolognesi della packaging valley si metteranno in tasca oltre 100 milioni di euro. Ieri le assemblee di Ima e Gima TT hanno approvato i bilanci delle due società di Ozzano confermandone i dividendi. Per Ima si tratta di 1,70 euro ad azione da incassare il 23 maggio: su un bilancio che vede l’utile di gruppo a 85,6 milioni, significa un dividendo complessivo di oltre 66 milioni. Cinque milioni in più di quelli che gli azionisti ottennero l’anno scorso, nonostante l’utile del gruppo sia sceso lievemente (da 93,5 a 85,6 milioni) per via di proventi finanziari straordinari realizzati nel 2016. Quest’anno Ima si aspetta di raggiungere 1,55 miliardi di ricavi, in aumento di oltre 100 milioni.
Grazie anche allo «shopping» per aziende: «Abbiamo detto fin da subito che i proventi della quotazione di Gima TT sarebbero stati usati per nuove acquisizioni. Ne abbiamo già realizzate due, non credo ci fermeremo», conferma il presidente e ad Alberto Vacchi. Ieri poi è stato rinnovato il cda. Tra le new entry, con Alessandra Schiavina e Cesare Conti, c’è anche Sonia Bonfiglioli, presidente del gruppo di Calderara.
” Vacchi Abbiamo detto fin da subito che i proventi della quotazione del tabacco sarebbero stati usati per nuove acquisizioni, ne abbiamo fatte due e non ci fermeremo
La matricola Gima TT ha chiuso il primo anno a Piazza Affari con un utile di 44,1 milioni (contro i 27,2 del 2016). Il dividendo di 0,42 euro (stacco dal 30 maggio) ad azione porta a 37 milioni l’incasso degli azionisti. In Borsa il titolo dello spin off di Ima, dopo l’euforia dei primi mesi, ha subito pesanti oscillazioni ed è sceso, da gennaio a oggi, da 19,3 euro a 16,5. Secondo alcuni analisti, è conseguenza anche delle notizie sui risultati di Philip Morris, di cui Gima TT è fornitrice. Ma su questo il presidente Sergio Marzo predica calma: «Philip Morris è un cliente estremamente importante ma non è l’unico — sottolinea il manager —. Non dobbiamo essere identificati in maniera così diretta alle notizie su Philip Morris. Abbiamo altri clienti, attori primari del settore del tabacco».
Di Philip Morris, e degli oltre 500 lavoratori a termine e interinali in uscita, ha parlato anche Vacchi, che ha difeso la multinazionale: «Capisco il problema, ma credo che l’azienda abbia dato ampia dimostrazione di rispettare, anzi di superare i target». L’auspicio è che chi esce da Crespellano trovi rapidamente altri lavori: «Le figure tecniche mancano e in questo caso si tratta prevalentemente di competenze tecniche: quindi ritengo che ci sia la possibilità di ricollocarle». Altro tema «caldo», in ambito industriale, è la partita per la Camera di commercio. Ascom, Cna e gli alleati, incassato l’ok dei sindacati, hanno la maggioranza per eleggere il presidente degli artigiani Valerio Veronesi. Ma Vacchi torna a proporre un’alternativa: «Credo che in una situazione come quella che sta vivendo Bologna, con maggioranze più o meno risicate, sia l’occasione per identificare una figura super partes di chiara professionalità che possa rispondere alle esigenze di tutti».