Tata, badante e poi pittrice Dittz: il collante della comunità
Ha fondato associazioni per tutelare i soggetti deboli
Prima è arrivato il cognato, nel 1999. Poi, uno alla volta, lo hanno raggiunto la sorella e i tre fratelli. Tra loro anche il marito di Mercedita Centeno ‘Dittz’ De Jesus, 53 anni, che ha lasciato le Filippine nel 2005 per trasferirsi a Bologna attraverso il ricongiungimento familiare. «Sono laureata in architettura, ho fatto la designer, la giornalista, la scultrice e ora dipingo. Ma in Italia ho lavorato come babysitter, come badante, come tata».
Dittz parla poco l’italiano, preferisce l’inglese. «I primi due anni qui sono stati davvero difficili. Non avevo molti amici, ho fatto fatica a creare la mia rete. Ma con mio marito avevamo fatto questa scelta per poter pagare gli studi ai nostri due figli, che ora hanno 29 e 22 anni. Loro sono rimasti nelle Filippine». Quando ha iniziato a parlare e capire l’italiano, Dittz ha preso coraggio e ha trovato lavoro come tata. «Ho imparato a preparare e apprezzare i vostri piatti. Ora so fare il pesto e il vero ragù alla bolognese». Dopo due anni ha cambiato e per i successivi sei ha fatto la babysitter. In quel periodo ha contattato la Fedfab, nata nel 2008 per riunire alcune organizzazioni filippine. «Ho fondato l’Alleanza dei Bulakenios (Alab), aperta a tutti quelli che sono nati nel Bulakan, la provincia di cui sono originaria e nel 2015 la Filipino women’s league (Fwl), per essere di supporto alle donne vittime di violenza».
Dittz è impegnata nella comunità, attraverso le sue associazioni e insieme alle altre organizza eventi, seminari, laboratori: tesse quella rete di conoscenze che le era mancata nei primi anni bolognesi. È anche segretario generale della Overseas filipino workers (Ofw), un’organizzazione che mette in collegamento tra loro oltre cinquanta associazioni filippine in tutta Italia, da nord a sud. «Insieme ai soci Fedfab ci siamo chiesti: “Cosa manca alla nostra comunità?”. Così è nata la Fwl, per l’empowerment femminile. Quest’anno insieme alla Casa delle donne abbiamo aiutato una connazionale a uscire da un matrimonio difficile e la stiamo assistendo nelle pratiche di separazione. Ma aiutiamo anche chi è in condizioni di salute critica a ottenere i documenti per il rimpatrio».
Ormai da 13 anni qui, Dittz vorrebbe rimanere ancora per un po’ prima di tornare dai suoi figli. «Ogni due anni li vado a trovare e mi fermo per un mese. L’ultima volta è stata nel 2016, per la laurea di mio figlio. Grazie ai social media, comunque, sentirsi è diventato molto più semplice».